La tubercolosi è una malattia che nel corso dei secoli ha provocato un grande numero di vittime nel mondo: solamente nel XIX secolo ha causato più del 30% dei decessi in Europa. Grazie all’avvento degli antibiotici antitubercolari, nel XX secolo, la patologia è stata contenuta in maniera decisa, ma ha avuto un’ulteriore recrudescenza negli anni a venire. Tuttora la malattia è ancora diffusa, anche se è diventata una condizione nel complesso più facile da diagnosticare e da curare, almeno nei Paesi sviluppati. Il discorso cambia drammaticamente negli Stati che vivono una situazione di povertà estrema: qui, infatti, la patologia continua a mietere vittime.

Le tre fasi

La tubercolosi è causata dall’ingresso nell’organismo di un batterio: il Mycobacterium tuberculosis. La problematica si manifesta generalmente in tre fasi: infezione primaria, infezione latente, malattia attiva. I microrganismi che penetrano nei polmoni vengono immediatamente uccisi dalle difese immunitarie del corpo, ma non tutti vengono eliminati (è la fase di infezione primaria). I batteri che sopravvivono vengono fagocitati dai globuli bianchi macrofagi ed è all’interno di queste cellule che i microrganismi riescono a vivere per molti anni in uno stato di quiescenza (infezione latente). Nel 90% dei casi, i batteri non causano ulteriori problemi. Nella restante percentuale, però, iniziano a moltiplicarsi, dando vita alla fase di malattia attiva: i soggetti si ammalano e possono diventare contagiosi, diffondendo la patologia. 

Cosa succede

Più nel dettaglio, durante le prime settimane dell’infezione alcuni batteri possono migrare dai polmoni ai linfonodi localizzati in corrispondenza dell’ingresso dei bronchi. Se di solito i microrganismi entrano in uno stato di inattività, talvolta si può sviluppare in tempi rapidi una polmonite o una tubercolosi che interessa altre parti del corpo (tubercolosi extrapolmonare): nei bambini i linfonodi possono arrivare a ingrossarsi fino a comprimere i bronchi. Ad ogni modo, nel corso dell’infezione latente i batteri rimangono quiescenti all’interno dei macrofagi. Il corpo li isola in un insieme di cellule che formano piccole cicatrici. In questa fase, così come nel corso dell’infezione primaria, la malattia non è contagiosa.

In una percentuale che oscilla tra il 50 e il 10% delle persone infette, i microrganismi iniziano però a moltiplicarsi: nella metà dei casi, i batteri quiescenti si riattivano entro i primi due anni dall’infezione primaria, ma esistono episodi certificati di batteri che si sono riattivati dopo decenni dall’infezione.

Non è ancora nota la causa di questo fenomeno, che avviene però con maggiore frequenza quando c’è una forte compromissione del sistema immunitario, dovuta a diversi fattori: l’aumentare dell’età; un’infezione da HIV; l’uso di corticosteroidi; l’utilizzo di farmaci antinfiammatori; il diabete; i tumori della testa e del collo; l’abuso di tabacco; i problemi renali; gli interventi per l’asportazione parziale o totale dello stomaco. La tubercolosi, una volta riattivata, si diffonde rapidamente; nei soggetti fortemente immunodepressi può diventare una patologia letale.

La sintomatologia

La tubercolosi polmonare non provoca sintomi particolari: lieve malessere, affaticamento e inappetenza si sviluppano molto lentamente nel corso delle settimane, affiancati da segnali maggiormente riconducibili a un’infezione polmonare, come la tosse, che rimane il sintomo più comune. La malattia si evolve in tempi molto dilatati e questo può ricondurre la tosse a motivi molto lontani dalla tubercolosi: fumo, influenza, asma o raffreddore. Un altro sintomo frequente è il risveglio notturno con sudore freddo, anche in assenza di basse temperature. La situazione finisce per degenerare fino alla comparsa di dolore toracico, che può indicare la presenza di uno pneumotorace o di un versamento pleurico nello spazio tra i polmoni e la parete toracica: in un terzo delle infezioni si registra un versamento pleurico. Infine, molti soggetti malati iniziano a sviluppare un respiro affannoso quando l’infezione si diffonde all’interno dei polmoni.

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