E ora di proposte di legge per risolvere il problema delle scuole di specializzazione in Sardegna ce ne sono addirittura quattro. Ma ancora nulla è cambiato. I giovani medici (ri)lanciano l'allarme e fanno un appello alla politica per l'anno che verrà: "Rinnoviamo con forza la richiesta di approvazione di norme urgenti che garantiscano la formazione di specialisti grazie all'attivazione di nuovi posti nelle scuole di specialità, con un occhio di riguardo alle carenze del sistema sanitario dell'Isola".

La situazione In Sardegna è previsto nei prossimo cinque anni un ammanco di circa 1154 medici specialisti dipendenti, e se si considera anche chi esercita la libera professione si arriva a quota 2000. In particolare mancheranno pediatri, medici d'urgenza, chirurghi generali, anestesisti-rianimatori, internisti, nefrologi, psichiatri.

E il fenomeno - fotografato a livello nazionale da Anaao-Assomed - si aggraverà ancora di più: al 2025, in seguito ai pensionamenti previsti con la "Fornero" e Quota 100, aumenteranno ancora i medici in uscita dal Sistema sanitario e mancherà un riequilibrio con quelli che saranno effettivamente introdotti. Nell'Isola, per il concorso di quest'anno, la capacità formativa prevedeva 410 borse, ma di questa ne sono state finanziate solo 247 (215 dal ministero e 32 dalla Regione), dunque, 163 posti rimangono vacanti e circa 200 medici abilitati resteranno fuori.

È quello che l'associazione Mèigos definisce "imbuto formativo", una situazione che impedisce a tanti medici di concludere il percorso di formazione e li tiene in una condizione di continua precarietà. Non solo. «Tutto questo porta anche a un'ulteriore fuga di cervelli dalla Sardegna», avverte Giovanni Marco Ruggiu, portavoce dell'associazione. «Negli ultimi tre anni sono aumentati i medici sardi che hanno lasciato l'Isola per andare a specializzarsi in altre regioni: erano 65 nel 2017, 72 nel 2018 e 120 quest'anno. Molti di loro si sono dovuti impegnare a prestare la loro opera nel Servizio sanitario della regione che ha erogato la borsa, per un periodo che va dai 2 anni di Liguria, Toscana e Veneto, ai 5 di Piemonte, Lazio e Basilicata. Un impegno che li renderà in definitiva non disponibili per la Sardegna in un arco di tempo tra i 6 e i 10 anni».

Il concorso Come funziona il sistema? La decisione sul numero di laureati necessari ogni anno per ciascuna specialità clinica spetta ai ministeri della Sanità e dell'Istruzione. Le Regioni finanziano delle borse aggiuntive, ma alla fine il totale è sempre sottodimensionato rispetto alle esigenze.

Un medico in una corsia d'ospedale (Foto Archivio)
Un medico in una corsia d'ospedale (Foto Archivio)
Un medico in una corsia d'ospedale (Foto Archivio)

Il concorso è a livello nazionale: il candidato deve indicare le sedi e le specialità scelte, la graduatoria è valida per tutta Italia. Tornando in particolare alla Sardegna - sottolineano ancora i medici di "Mèigos" - "continuiamo a pagare il prezzo di una programmazione sbagliata da parte del ministero e, a livello regionale, ci sono dei criteri inadatti di assegnazione delle borse". La legge Nella proposta di legge 41 (primo firmatario Giorgio Oppi) nata proprio dalle indicazioni dell'associazione ci sono una serie di correttivi all'attuale normativa. È stato inserito un criterio per l'assegnazione delle borse regionali che impegna lo specialista per almeno 3 anni (nei 5 successivi al conseguimento della specializzazione) a lavorare per il Servizio sanitario regionale della Sardegna.

Inoltre, l'attivazione di borse regionali in Università fuori dall'Isola, come fanno ad esempio le province autonome di Trento e Bolzano - attualmente impossibile nell'Isola - porterebbe un immediato ritorno di figure professionali negli ospedali sardi. Le proposte Tutta la politica sembra mobilitata per gli specializzandi, ma non aiuta la causa il fatto che le proposte di legge presentate siano diverse: una, appunto, di Oppi, Moro, Sechi e Gallus; un'altra del Psd'Az (primo firmatario Piero Maieli); la terza dei Progressisti (primo firmatario Francesco Agus); l'ultima di Annalisa Mele della Lega.

Le prime due erano all'ordine del giorno della seduta della Commissione sanità ai primi di dicembre, ma l'esame è stato rinviato. L'obiettivo - come ha dichiarato il presidente Domenico Gallus - è quello di arrivare a un testo unico, ma siamo ancora in alto mare. Il patto per la salute Intanto, dopo un'iniziale resistenza e una serie di richieste specifiche, la Regione ha siglato il Patto per la salute. Prevede che mille specializzandi siano inglobati negli ospedali nei prossimi cinque anni: 650 nell'Università di Cagliari e 350 in quella di Sassari, circa 250 all'anno. In piano preciso verrà elaborato nei prossimi mesi.

Il Patto prevede anche - per tutta Italia - l'ingresso in corsia degli specializzandi almeno al terzo anno, e la permanenza al lavoro dei medici con 40 anni di anzianità contributiva e che non abbiano compiuto 70 anni.
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