Diritti e doveri sono le facce di una stessa medaglia che servono a dare regole di convivenza all’interno di una comunità. In questo periodo complesso e difficile non è superfluo ricordare che l’articolo 2 della Costituzione riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali e ai cittadini; ma a loro volta, è richiesto l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Per completare quest’ottica servirebbe puntare a far diventare i diritti non solo come un privilegio di una certa appartenenza sociale.

I diritti dovrebbero essere anche un processo di unione che favorisca la crescita e realizzazione personale e dell’intera società. Per questo motivo vedrei i diritti della persona soprattutto come diritti di cittadinanza che possono costituire quelle che Ralf Dahrendorf chiamava “le chances di vita”. In breve dare a tutti i cittadini, che nascono uguali, vere uguaglianze di opportunità, avere accesso ai servizi sanitari universalistici, aver accesso ad una istruzione di base con la scuola dell’obbligo e all’istruzione superiore in cui un peso rilevante abbia il merito ed ancora l’uguaglianza di fronte alla legge e la possibilità di potersi difendere anche se non si hanno mezzi sufficienti.

Ovviamente il campo dei diritti è notevolmente più ampio. Bisognerebbe però guardare alla complessità dei loro rapporti che rendono apparentemente contradditori i diritti alla libertà personale, di pensiero e di azione alla luce delle conoscenze scientifiche che incidono in questi rapporti. Infatti mentre nella Costituzione il dovere alla salute riguarda lo Stato, che deve garantirlo ai cittadini, non c’è un dovere degli stessi cittadini a rimanere in salute, a non ammalarsi. In Europa ogni anno si registrano 700.000 decessi legati al consumo di tabacco. Gli stati nazionali possono limitare il consumo di tabacco aumentando il costo delle sigarette, ma i risultati migliori sono stati ottenuti col divieto di fumare nei luoghi pubblici, entrato in vigore in Italia nel 2005.

Pensando di conciliare la libertà personale col dovere di non ammalarsi dobbiamo cercare di stimolare l’impegno dei cittadini a rimanere in salute. Le cinture di sicurezza e l’uso del casco hanno ridotto il grado di libertà che si pensava di avere, ma soprattutto ridotto il numero delle vittime da incidenti stradali. Di pari passo dobbiamo inventarci come costringere i cittadini a controllare la pressione arteriosa, il colesterolo alto ed a ridurre il loro peso per non gravare sui costi della sanità oltre che mantenere una buona salute. La libertà che fa parte dei diritti può confligge col dovere di non ammalarsi. È quella stessa libertà declamata nelle manifestazioni di chi protesta perché ritiene che il vaccino e le restrizioni per il Covid siano lesive proprio della loro libertà, ignorando il dovere di contribuire al controllo della pandemia con azioni concrete.

Nel libro “Una breve storia della disuguaglianza”, Thomas Piketty affronta quelle disuguaglianze che lo stato cerca di correggere allargando la sfera dei diritti. Ma se vogliamo in concreto mettere un punto fermo nella vita di tutti noi, specie per chi deve costruire il proprio avvenire, l’obbiettivo principale che lo Stato, la nostra società deve mettere in atto è quello di dare uguaglianze di opportunità che ci consentano di camminare con le nostre forze, con l’impegno e la volontà di poter dire che questa è la maggiore libertà a cui dobbiamo aspirare.

Antonio Barracca

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