Prede perfette. Gli adolescenti sono scientificamente indifesi davanti ai rischi delle sbronze, sprovvisti di quell'angolo di cervello che gestisce desideri, piaceri e voglie. Semplicemente: non sono abbastanza grandi per dire no.

Gian Luigi Gessa, neuropsichiatra e farmacologo, sul punto mette a disposizione una vita dedicata alla ricerca sull'uso di droghe, alcol compreso.

La cronaca racconta sempre più spesso di comitive di adolescenti che bevono fino a svenire e che, in alcuni casi, prossimi al coma etilico, vengono soccorsi dal 118.

Perché si ubriacano fino a questo punto?

"Per ingannare il cervello. L'alcol strega gli adolescenti. Vogliono raggiungere lo stato di euforia che, però, dura un attimo. Il binge drinking (l'abbuffata alcolica) punta allo stordimento in fretta e furia".

Come?

"Consumano almeno cinque unità alcoliche in rapida successione, possibilmente a stomaco vuoto. Ciascuna corrisponde a un calice di vino, una lattina di birra o un bicchierino di super-alcolici".

Cosa li spinge in questa direzione?

"È una questione fisiologica. Il circuito del desiderio si sviluppa prima della corteccia prefrontale che consente di gestire gli impulsi. Non hanno ancora imparato a tirare il freno".

Che senso ha?

"Conquistare un premio. Riprodurre la felicità, un'emozione bella che nella vita si prova in modo naturale ma in misura minore".

L'abuso di alcol è più pericoloso nei giovanissimi?

"Sì. Il cervello si forma durante la fase embrionale, i primi tre mesi di vita e l'adolescenza. È in questo momento che si sviluppano meccanismi fondamentali per la trasmissione delle informazioni tra neuroni. L'alcol può danneggiare in maniera irreversibile questi processi cerebrali".

A quell'età è semplice esagerare?

"Questo accade per diverse ragioni. Assumere alcol può avere spiegazioni di tipo psicologico e sociale. Spesso viene usato per superare l'ansia, la depressione o la timidezza. Si tratta dei casi più a rischio".

I titubanti sono predestinati?

"Non bisogna sottovalutare la genetica. La scienza ci insegna che i figli degli alcolisti sono più vulnerabili. I genitori che hanno avuto o hanno una dipendenza dall'alcol devono prestare ancora più attenzione ai loro ragazzi".

Chi beve per divertirsi?

"Corre meno pericoli rispetto a chi lo fa per attenuare uno stato d'animo negativo".

Perché?

"L'alcol, come tutte le droghe, alla prima assunzione può aiutare ad eliminare una difficoltà ma poi presenta il conto. Subentra un processo di assuefazione".

In che modo?

"Quando è visto come una medicina è pericoloso. 'Ti ho fatto bene? E adesso paga'. Tutte le droghe agiscono attraverso molecole artificiali più potenti di quelle prodotte dal nostro organismo che, come chiavi, aprono le serrature, cioè i ricettori che altrimenti sarebbero regolati in maniera naturale".

Cosa provocano nell'organismo?

"Le droghe convergono in una zona profonda del cervello e trasmettono dei messaggi".

Per dire cosa?

"Stai attento, desidera, consuma, godi nel farlo, ricorda come hai fatto così potrai farlo ancora. E così si arriva alla dipendenza".

Quali sono le differenze tra adolescenti e adulti?

"Intanto da giovani è più facile sviluppare una dipendenza dalle droghe. La schiavitù dall'alcol è - rispetto a quella da eroina, nicotina, cocaina e Thc - la più pesante".

Gli effetti immediati?

"I ragazzi devono bere più di un adulto per sentirli, percepiscono prima quelli positivi - come l'euforia - rispetto a una persona adulta nella quale arrivano entrambi - belli e brutti - contemporaneamente".

Bevono più gli uomini o le donne?

"C'è la parità, con la differenza che alle donne manca un enzima che consente di trasformare l'alcol".

Reggono meno?

"Un bicchiere per loro vale quasi il doppio".

I piccoli bevitori di oggi che adulti saranno?

"Chi è alcolista da ragazzo sviluppa una probabilità più alta di diventare alcolista da grande".

Conseguenze cliniche?

"L'alcol può danneggiare in maniera irreversibile le trasmissioni neuronali e questo può determinare ritardi mentali".

Qualche legame con comportamenti violenti in età adulta?

"Possono essere di varia natura. Avere danni cerebrali può avere conseguenze sul comportamento. Se la connessione è alterata, può esserci una disinibizione. A una certa età un atteggiamento violento può ragionevolmente essere una conseguenza prodotta dall'alcol assunto in gioventù".

C'è un limite?

"I puristi dicono che non bisogna proprio bere".

Cosa sarebbe utile fare?

"Educare i giovani e i loro genitori, potenziare la scuola".

Consigli per la prevenzione?

"Si affronta spesso il problema della fuga dei cervelli. Ma bisogna pensare anche al vivaio, a quelli che abbiamo e che cominciano a crescere nell'adolescenza".

Una ragione per smettere?

"Il nostro cervello è talmente dinamico. Se non possiamo influire sulle prime due fasi della sua formazione (quella embrionale e neonatale) è importante farlo durante l'adolescenza. Serve fare il possibile quando si è in tempo per non creare danni che dureranno per sempre".

C'è il rischio di malattie mentali?

"La peggiore che l'alcol può produrre è l'alcolismo".

Mariella Careddu

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