Quando parliamo di mal di schiena dobbiamo tener presente che ci troviamo di fronte a molteplici cause e diverse terapie. «L’affezione comunemente chiamata “mal di schiena”», sostiene il professor Alberto Cauli, direttore della Reumatologia del “Duilio Casula”, «può consistere in un dolore sordo e fastidioso, non sempre presente e ben definito, sino a costituire una causa di disabilità per il dolore intenso e continuo che impedisce la funzione della colonna vertebrale, determinando disabilità e grandi sofferenze.

«Sulla base della durata e dell’insorgenza dei sintomi distinguiamo le forme acute (il cosiddetto “colpo della strega”), sub-acute, croniche e intermittenti; le caratteristiche del dolore sono importanti in quanto aiutano il medico nel diagnosticare l’esatta causa del problema. Può essere interessato il tratto lombare, dorsale o cervicale, e nell’insieme rappresentano un problema di salute molto comune che nel corso della vita colpisce circa la metà della popolazione, spesso con notevole compromissione della qualità della vita».

«La sintomatologia dolorosa e il deficit di funzione derivano da un problema che può interessare le vertebre, i dischi inter-vertebrali, le radici nervose, le superfici articolari, le capsule e i legamenti, anche nella loro inserzione ossea (entesi), o la muscolatura paravertebrale», prosegue il medico. «La precisa individuazione organica del problema è di estrema importanza per il preciso inquadramento diagnostico e per il corretto approccio terapeutico che differisce notevolmente a seconda della causa. Possiamo inoltre differenziare le lombalgie in meccaniche e infiammatorie, a seconda delle cause che ne rendono completamente differente la terapia. La colonna può essere sede di processi infiammatori (per esempio nella spondilite anchilosante o nelle spondiloartriti assiali), degenerativi (ad esempio osteoartrosici), osteoporotici con crolli vertebrali, può essere sede di infezioni (spondilodisciti) o localizzazioni neoplastiche primitive o metastatiche. Infatti, in base alla presenza di febbre, perdita di peso o altri cosiddetti sintomi sistemici, il mal di schiena può essere la spia di altre malattie concomitanti, anche molto gravi, che non devono essere sottovalutate e che possono essere meritevoli di un approfondimento diagnostico strumentale e di laboratorio».

«D’altra parte», afferma Cauli, «è opportuno sottolineare che frequentemente il mal di schiena non rappresenta il sintomo di un danno o di un’alterazione organica, come quelli elencati in precedenza. Una percentuale di mal di schiena è determinato infatti da uno squilibrio bio-meccanico tra stress applicati e quelli che la colonna può tollerare, soprattutto in presenza di alterazioni già presenti come scoliosi o ipercifosi, sovraccarichi funzionali in soggetti sedentari o a seguito di posizioni lavorative viziate e continuative nel tempo. In questi ultimi casi, in assenza di patologie organiche alla base del mal di schiena, l’esercizio fisico e la corretta postura sono senza dubbio utili a prevenire, ridurre la frequenza o attenuare l’intensità degli episodi di mal di schiena».

«Alla base di un corretto inquadramento delle cause del mal di schiena», conclude il reumatologo, «è di estrema importanza la raccolta anamnestica del quadro clinico riferito dal paziente, comprese le altre malattie eventualmente concomitanti, esami quali la radiografia tradizionale della colonna, la risonanza magnetica nucleare, biomarcatori ematici ed eventualmente l’elettromiografia in presenza di dolore irradiato.

«Per tutti i motivi sopraesposti, è sempre opportuno rivolgersi al proprio medico e, se indicato, allo specialista reumatologo, al fine di giungere alla diagnosi precisa in tempi rapidi e poter iniziare il trattamento più appropriato che, come detto in precedenza, è assai diverso a seconda della causa che determina “il mal di schiena”».

Luca Mirarchi

© Riproduzione riservata