Troppo consumo, il tabacco riscaldato aromatizzato va bandito. L'Unione europea da' il via ad una nuova tappa della sua ultradecennale crociata anti-fumo e chiede di vietare le cosiddette heets, gli stick aromatizzati da fumare. Per ora si tratta di una proposta della Commissione Ue ma l'esecutivo europeo ha tutta l'intenzione di fare sul serio.

«Eliminando dal mercato il tabacco aromatizzato riscaldato, compiamo un ulteriore passo avanti verso la realizzazione della nostra visione nell'ambito del Piano europeo per la lotta contro il cancro, ovvero creare una "Generazione senza tabacco" in cui meno del 5% della popolazione faccia uso di tabacco entro il 2040», ha annunciato la commissaria alla Salute Stella Kyriakides. «Con nove tumori polmonari su 10 causati dal tabacco, vogliamo rendere il fumo il meno attraente possibile per proteggere la salute dei nostri cittadini e salvare vite umane», ha insistito Kyriakides.

La mossa dell'Ue, tuttavia, è destinata a seminare polemiche dentro e fuori l'Europa. Le multinazionali del tabacco, finora, hanno reagito alla proposta con un gelido silenzio ma non tarderanno a farsi sentire. E non solo loro. Il rischio di ricadute sull'occupazione è dietro l'angolo. Il divieto che vuole mettere in campo l'Ue, va detto, non riguarda le sigarette elettroniche tout court ma solo quelle agli aromi. Niente più heets al mirtillo o alla menta, tanto per fare un esempio. L'iter della proposta non si prospetta comunque breve. Il testo, essendo un atto delegato, deve passare all'esame del Consiglio e del Parlamento europeo dove può essere bocciato da una maggioranza qualificata di Stati membri o di eurodeputati. E si tratterebbe, in ogni caso, di una direttiva, che va quindi recepita entro otto mesi dai singoli Paesi membri.

Ma da dove parte la crociata dell'Ue ? Da una relazione del 15 giugno della Commissione in cui si registrava un vero e proprio boom di vendite degli stick agli aromi. Il rapporto ha mostrato un aumento del 10% dei volumi di vendita dei prodotti da tabacco riscaldato in più di cinque Stati membri e complessivamente nell'Ue questo tipo di stick ha superato il 2,5% delle vendite totali di tabacco. Percentuali che, a Bruxelles, hanno fatto scattare l'allarme.

Del resto, anche Oltreoceano le sigarette elettroniche non godono di buona salute. Il 23 giugno, l'americana Food and Drug Administration ha ordinato alla Juul di interrompere immediatamente negli Usa la vendita di sigarette elettroniche e tutti gli altri prodotti dell'azienda. Decisione che, due giorni dopo, è stata temporaneamente sospesa dai giudici della corte d'appello di Washington.

Red. Sal.

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Caldo e ozono, una miscela pericolosa

Caldo. Molto caldo. E condizioni ottimali per la presenza eccessiva di ozono, che certo non fa bene alla salute. Si tratta di un inquinante secondario, cioè non prodotto direttamente dagli scarichi. Perché si formi occorre infatti che l’ossido di azoto entri in contatto con la luce solare. Quando ciò avviene si forma questo composto nocivo. Il gas tende a far restringere il calibro dei bronchi, come avviene nei normali processi di infiammazione. Inoltre rende i bronchi stessi più sensibili all’azione di eventuali allergeni presenti nell’ambiente. I più sensibili ad alti valori di ozono sono i bambini e gli anziani, che si adattano con maggior difficoltà. Inoltre è a rischio chi soffre di malattie polmonari, croniche chi ha problemi cardiovascolari. Ma attenzione: limitare i soli effetti dell’inquinamento sull’organismo all’ozono “di stagione” è limitativo. Ci sono studi che dimostrano come lo smog non sia nocivo solamente per apparato respiratorio, cuore ed arterie, ma addirittura che possa “battere in testa”. Lo segnala una ricerca condotta da esperti dell’Università di Birmingham in collaborazione con centri cinesi, che dimostra come respirare aria inquinata potrebbe negli anni portare al trasporto di particelle tossiche dai polmoni al cervello, attraverso il sangue, diventando un possibile elemento ulteriore di rischio di flusso sanguigno, contribuendo potenzialmente a disturbi neurologici. Lo studio è apparso su Pnas, rivista dell’Accademia Americana delle Scienze, e mostra come il numero di particelle fini può raggiungere il cervello viaggiando, attraverso il flusso sanguigno, dai polmoni per poi passare direttamente attraverso il naso. In particolare, le particelle comprese tra 2,5 e 10 micron oltre a raggiungere più facilmente il cervello, persistono più a lungo e non vengono eliminate dall’organismo. Insomma: l’esposizione cronica allo smog da traffico veicolare (a prescindere dall’ozono di queste giornate estive) potrebbe favorire un incremento non solo di problemi di degenerazione neurologica, ma anche di depressione.

Federico Mereta

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