L’ernia iatale è una patologia che colpisce circa il 25% della popolazione e affligge per quasi la sua totalità gli anziani dagli 80 anni in su.

Si tratta di una condizione che interessa lo stomaco, il quale, invece di rimanere al di sotto del diaframma, sale verso l’alto e invade la zona toracica. Il foro attraverso il quale l’organo passa è lo iato esofageo, collocato appunto nel diaframma. Questo passaggio avviene quando le pareti dello iato sono rilassate o dilatate, una situazione che spesso è legata all’invecchiamento dei tessuti cutanei della persona, a una gravidanza, ai chili in eccesso o al meteorismo.

Le tre forme

L’ernia iatale viene diagnosticata attraverso una radiografia del tratto digerente superiore oppure tramite l’endoscopia. Si può presentare in tre diverse forme: da scivolamento, da rotazione o mista. L’ernia iatale più diffusa è la prima: questa condizione patologica prevede, appunto, lo scivolamento di una porzione più o meno grande dello stomaco attraverso lo iato esofageo e la sua risalita nel torace. Questo spostamento si manifesta tipicamente con il reflusso gastroesofageo. La seconda forma di ernia, cioè da rotazione o paraesofagea, è più rara e si presenta quando il fondo dello stomaco rotola verso l’alto passando nel torace. Il cardias, ossia la giunzione gastroesofagea, che in presenza di ernia da scivolamento perde la propria funzione, in questo caso continua a lavorare regolarmente. Se l’ernia resta strozzata tra l’esofago e lo iato, si verifica un minore apporto di sangue allo stomaco, con conseguenze pericolose per l’organismo, come ad esempio la compressione di cuore e polmoni. L’ernia mista, infine, unisce entrambe le forme sopra descritte, quella da scivolamento e quella paraesofagea.

Bruciore allo stomaco

Avvertire fastidio e bruciore dopo aver finito di mangiare è il sintomo più diffuso dell’ernia iatale, che deve fungere da campanello d’allarme. Questo malessere è causato dai succhi acidi dello stomaco che, risalendo la mucosa dell’esofago, ne irritano le pareti. Gli altri segnali più comuni di questa condizione patologica sono l’alitosi, il rigurgito acido, la salivazione intensa, il senso di amaro in bocca, la raucedine, la nausea, il senso di gonfiore allo stomaco (spesso collegato a eruttazioni frequenti), improvvisi attacchi di tachicardia e, infine, difficoltà durante la deglutizione. Ciascuno di questi sintomi si acuisce, provocando ulteriore sofferenza, quando si svolgono movimenti fisici - specie se compiuti a stomaco pieno - che pressano la zona toracica: chinarsi per allacciarsi le scarpe è un esempio.

Convivere con la patologia

Adottare uno stile di vita corretto contribuisce a non aggravare questo disturbo. In questi casi si consiglia di assumere con moderazione, o meglio, evitare del tutto, la caffeina, il cioccolato, l’alcol, alimenti piccanti, alcuni formaggi, il pomodoro, gli agrumi e i cibi grassi. Se si ha qualche chilo di troppo è bene smaltirlo, considerato che il grasso in eccesso va a premere sull’addome. Un altro consiglio da seguire consiste nel non andare a dormire subito dopo aver mangiato, ma attendere almeno un paio d’ore. Può risultare utile coricarsi con la testa sollevata di circa 20-30 centimetri, evitando così che gli acidi risalgano verso lo stomaco. E ancora: meglio evitare di indossare indumenti stretti o accessori come le cinture, che possono comprimere la zona addominale.

Il trattamento

Nel caso in cui gli accorgimenti sopra elencati non dovessero migliorare la situazione, il medico di base può decidere di prescrivere dei farmaci specifici, come gli inibitori della pompa protonia e gli H2 antagonisti, con l’obiettivo di diminuire la secrezione degli acidi. Di norma, al paziente al quale viene diagnosticata l’ernia iatale si consiglia un monitoraggio periodico della situazione, per scongiurarne un peggioramento. Se la terapia farmacologica non dovesse essere sufficiente, è opportuno rivolgersi a un gastroenterologo che valuterà una nuova cura. L’extrema ratio sarà la fundoplicatio, cioè l’intervento chirurgico in laparoscopia che ha come obiettivo quello di correggere il difetto valvolare, ricreando l’assetto iniziale del tratto interessato dalla malattia.

***

Bruciore di stomaco, la causa e gli effetti

Quando un soggetto presenta un’ernia iatale, di norma il sintomo più diffuso che si manifesta è il reflusso gastroesofageo, cioè la risalita di materiale acido dallo stomaco. Ma, entrando più nel dettaglio, che cosa si intende con questo termine? E in che cosa consiste, invece, il reflusso faringeo?

I sintomi come tratti distintivi

Per distinguere l’uno o l’altro tipo di reflusso, è importante fare attenzione ai segnali che il nostro corpo invia.

Nel caso di reflusso faringeo, infatti, i sintomi principali sono una sensazione di bruciore dietro lo sterno, tosse secca o stizzosa che compare dopo aver terminato di mangiare e che può causare mal di gola o la fastidiosa percezione di avere lì qualcosa che gratta. Questo tipo di reflusso può inoltre generare una secrezione abbondante di muco, mentre le infezioni alle orecchie sono più rare. In presenza di questi “campanelli d’allarme”, il consiglio è di rivolgersi a un otorinolaringoiatra per una visita alle vie aeree superiori. Solitamente il medico specialista prescrive  alcuni farmaci che riducono l’acidità gastrica, andando a creare una barriera a protezione delle mucose. Alla cura farmacologica è importante associare una dieta equilibrata e a basso contenuto di formaggi, carni rosse, cibi fritti e grassi.  Prestare attenzione all’alimentazione potrà avere benefici anche sul peso corporeo, che tenderà a scendere.

Il reflusso gastroesofageo è invece contraddistinto da bruciore di stomaco e da rigurgito acido: il primo interessa la parte alta dell’addome e, a volte, si estende fino alla gola; il secondo si verifica quando gli acidi gastrici e il contenuto dello stomaco nell’esofago risalgono fino a raggiungere la gola o la bocca, facendo avvertire un sapore certamente non piacevole. Tra gli altri sintomi si possono annoverare alito cattivo, frequenti eruttazioni, gonfiore addominale che può causare flatulenza, dolore quando si deglutisce, infiammazione delle gengive e perdita dello smalto dei denti, tosse persistente e sibilo notturno.

L’ernia iatale sì, ma non solo

Come si è visto affrontando l’argomento dell’ernia iatale, il reflusso gastroesofageo è considerato il suo sintomo principale. Tuttavia, esso può presentarsi in forma dissociata rispetto alla strozzatura tipica dell’erniazione ed essere causato da sovrappeso o, peggio, obesità; consumo di alimenti ad alto contenuto di grassi e di bevande a base di caffeina o alcol; fumo; condizione di gastroparesi, ossia una paralisi parziale dello stomaco; utilizzo di indumenti e accessori fascianti e che comprimono l’addome e alcuni tipi di farmaci. Infine, anche lo stress ha un’incidenza sull’insorgenza di questa malattia.

Può riguardare anche i neonati

Il 50% dei bambini appena nati manifesta, entro il terzo mese di vita, il reflusso gastroesofageo. Va sottolineato che si tratta di una fase temporanea: dopo la poppata, il bambino può rigurgitare o addirittura vomitare.  È consigliabile consultare il proprio pediatra  di riferimento quando il reflusso è persistente e costante, se è accompagnato da vomito abbondante, se il bambino è irrequieto o se si nota un blocco o un rallentamento della crescita per peso e altezza. 

***

Movimento: ottenere benefici dall’attività fisica

Dedicare del tempo a un’attività sportiva o comunque fisica è sempre una scelta positiva dalla quale corpo e bene traggono numerosi benefici. In presenza di particolari patologie, tuttavia, è consigliabile conoscere quali discipline sono indicate e quali invece è preferibile non scegliere. Vediamo dunque come comportarsi in presenza di disturbi quali l’ernia iatale e il reflusso gastroesofageo.

Le posizioni da assumere

Il consiglio principe è di rivolgersi al proprio medico di base prima di iniziare - o proseguire nel caso in cui si praticasse attività sportiva prima della diagnosi della patologia - l’attività aerobica. Camminare è senz’altro consigliato: in linea generale, l’ideale è compiere 5.000 passi al giorno, dedicando magari del tempo per una camminata all’aria aperta quando e dove possibile.

Lo yoga è una disciplina che può essere praticata anche da chi soffre di questa patologia, ma con qualche accortezza: alcune posture vanno infatti evitate, ma questo non significa appunto precludersi la possibilità di dedicarsi a un’attività che agisce a diversi livelli (fisico, mentale ed emozionale). Possono inoltre essere svolti dolci esercizi di grounding (da praticare a corpo libero su un tappetino), per il bacino e per il diaframma, da effettuare sia da soli ma anche in compagnia o semplicemente a coppie.

Sconsigliata la bicicletta

In linea generale, chi soffre di ernia iatale e di reflusso gastroesofageo deve escludere quelle posizioni che comportano una pressione addominale, così come deve fare attenzione a non fare sforzi.

Per esempio, la bicicletta e lo spinning non sono indicati poiché il movimento semi circolatorio compiuto dalle gambe richiama un afflusso maggiore di sangue proprio a livello dell’addome.

© Riproduzione riservata