Ho letto che chi è sieropositivo per il virus HIV può anche iniziare una terapia con due farmaci. Cosa c’è di vero?

Il tema, soprattutto in un periodo come questo in cui si parla molto di malattie infettive per la pandemia di Covid-19, è sicuramente interessante. Il passo fondamentale è sempre la diagnosi precoce, per chi ha avuto comportamenti a rischio, così come è basilare affidarsi a centri di riferimento che possano prendere in carico la persona e studiare caso per caso il trattamento più indicato, considerando che fortunatamente grazie alle terapie in generale il virus può essere tenuto sotto controllo nella sua replicazione. Grazie alla ricerca si è quasi colmato nel tempo un gap in termini di vita tra chi ha l’infezione e i coetanei sani. Ma occorre continuare a studiare soluzioni. La disponibilità in Italia di una combinazione di due farmaci antiretrovirali, che associa dolutegravir e lamivudina, nasce dai risultati a 96 settimane degli Studi GEMINI 1 e 2, che ne hanno valutato l’efficacia e la sicurezza rispetto al trattamento standard a tre farmaci nei pazienti mai trattati in precedenza, anche con carica virale di oltre 100.000 copie/mL. Sul fronte della pratica clinica questo aspetto e? cruciale, in quanto si potra? fin dall’inizio del trattamento utilizzare il minor numero di farmaci possibile, utili a garantire l’efficacia virologica e il benessere del paziente, aumentando la sicurezza e la tollerabilità. Come detto, in ogni caso, per chi è in trattamento o comunque ha dei sospetti la cosa più importante è affidarsi allo specialista di riferimento per avere le risposte specifiche per il suo caso.

Andrea Antinori

Istituto Lazzaro Spallanzani - Roma
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