Il rapporto tra gli italiani e i disturbi d’ansia è notevolmente cambiato in seguito all’arrivo della pandemia. Il Covid, tra le molte ripercussioni che ha lasciato, ha portato anche allo sviluppo del disturbo d’ansia in molti soggetti. Innanzitutto, rappresenta uno dei sintomi principali della cosiddetta “sindrome da Long Covid”: chi ha avuto e superato il virus può infatti portare con sé problemi di salute psicofisica. L’ansia, l’astenia e l’insonnia sono i tre fattori dominanti di questa sindrome. Ma non è tutto.

Gli studi

Secondo un’indagine condotta dall’Ospedale San Raffaele di Milano, su 402 pazienti (265 uomini e 137 donne) all’interno dell’ambulatorio di follow-up post Covid attivato all’interno dello stesso San Raffaele, è emerso che i pazienti con una precedente diagnosi psichiatrica sono peggiorati e il 56% dei partecipanti allo studio ha manifestato almeno un disturbo tra quelli collegati all’ansia e presi in esame. Nello specifico, in proporzione alla gravità dell’infiammazione durante la malattia, si è verificato un disturbo post-traumatico da stress nel 28% dei casi; di depressione nel 31%; ansia nel 42%; insonnia nel 40%; infine, nel 20% la sintomatologia ossessivo-compulsiva. La ricerca ha evidenziato anche una certa differenza di genere: tra i pazienti che non avevano mai accusato questo tipo di disturbi, le donne hanno sofferto di più per l’ansia e la depressione. Ancora più massiccio, a livello numerico, lo studio condotto dall’Università dell’Aquila, dall’Università di Roma Tor Vergata, dalla Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e dalla Fondazione IRCCS Santa Lucia. Su un campione di 18.147 individui italiani, ha mostrato alti tassi di sintomi da stress post-traumatico il 37,14% degli intervistati, ma si registra anche un 21,9% di “stress percepito”, un 17,3% che ammette di essere caduto in depressione, il 20,8 che riconosce di soffrire di attacchi d’ansia e il 7,3% che ha sviluppato disturbi del sonno.

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