Per consolarsi, per dimenticare, o semplicemente per esorcizzare il virus. Qualunque sia la motivazione, da oltre quaranta giorni tanti sardi, sempre di più, stanno facendo la stessa cosa: bevono. Di più, molto di più. Vino, birra, amari, cocktail. Va bene tutto, l'importante è bere e illudersi che l'alcol aiuti a superare queste giornate rinchiusi in casa.

L'allarme

Escludendo quelli che lo fanno in maniera consapevole, da soli, o su zoom o whatsapp per l'aperitivo virtuale con gli amici, l'allarme arriva dai tanti che invece bevono in maniera automatica, facendo accendere la spia rossa della dipendenza. Al numero verde (800630622) del Dipartimento di salute e igiene mentale dell'Ats Sud Sardegna, attivo 7 giorni su 7 dalle 9 alle 19, arrivano ogni giorno richieste di aiuto. «Ci chiamano vecchi pazienti che non bevevano più e che durante questa quarantena hanno avuto ricadute, ma anche persone che utilizzano l'alcol per compensare sintomi di ansia o difficoltà psicologiche in genere», spiega Graziella Boi, capo del dipartimento Ats di Salute mentale e dipendenze zona sud Sardegna. «Dobbiamo considerare che quando una persona è in sofferenza fa di tutto per trovare dei rimedi. E quelli più semplici, in questo momento, sono dentro casa dove il "farmaco" più comune e lì, a portata di mano, l'alcol appunto», spiega la dottoressa Boi.

Lo psicologo

Fuori dai momenti di socialità e convivialità, quando l'alcol viene consumato in solitudine si trasforma in un depressivo che aumenta il disagio. «Durante la pandemia i casi di alcolismo aumentano per tre motivi», spiega Luca Pisano, psicologo, psicoterapeuta e direttore dell'Ifos. «Si tratta di disturbi di personalità presenti in precedenza, lo stress indotto dalla quarantena e l'impulsività. In tutti questi casi, l'alcol, per le sue proprietà rilassanti, può essere utilizzato come una sorta di "terapia" per gestire lo stress, l'ansia e i vissuti depressivi». Un errore farlo, naturalmente. «La rivista scientifica The Lancet ha evidenziato che è soprattutto lo stress il fattore di rischio per l'insorgenza e il mantenimento dell'abuso di alcol e che l'impulsività può condizionare il consumo di alcol così come la ricaduta in soggetti dipendenti», aggiunge.

Insonnia e ansiolitici

Anche insonnia, ansia e gastriti sono effetti collaterali della quarantena di cui tanti sardi stanno soffrendo. C'è chi corre dal medico, altri vanno dritti in farmacia. Chiedono ansiolitici che i farmacisti non possono dare senza prescrizione medica, in alternativa parafarmaci per il trattamento di ansia e insonnia a base di prodotti naturali. «In effetti le vendite di benzodiazepine», ansiolitici, «sono decisamente cresciute», conferma Federico Porcu, direttore della farmacia Santa Rita a Selargius. «Le persone sono spaventate e il consumo di questi farmaci è in netto aumento», aggiunge.

Il numero verde dell'Ats risponde anche per la gestione dell'ansia. «Tra i consigli che diamo c 'è quello di continuare a mantenere il più possibile la propria quotidianità, per esempio continuando a fare attività fisica in casa negli stessi orari che erano occupati prima dell'emergenza e restare continuamente in contatto con amici e parenti attraverso videochat», spiega ancora la dottoressa Boi. «Questo, infatti, permette alle persone di sentirsi sempre all'interno di una pseudonormalià», aggiunge.

Il futuro

Gli esperti, oltre a gestire il presente, sono preoccupati anche per il futuro. Una volta passata l'emergenza di Covid-19 si rischia di vedere l'emergere di un'altra pandemia, stavolta di disagi psicologici legati al coronavirus. «Ci stiamo preparando per un simile scenario», spiega la dottoressa Boi. «Il rischio di trovarci di fronte tante persone con disturbi dell'adattamento è concreto». Certo, per evitare che il problema si ripresenti «è necessario, per il futuro, che si consideri che le persone non sono solamente un corpo da proteggere dal virus ma hanno anche una psiche che deve essere tutelata», dice Luca Pisano. «Non basta, quindi, prescrivere alle persone di rimanere dentro casa, è anche necessario informarle sugli effetti psicologici della quarantena».

Mauro Madeddu

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