La solidarietà può viaggiare anche attraverso una bottiglia di vino. Un Carignano in purezza e dal gusto speciale, come speciale è ciò che l'Astafos fa da oltre trent'anni per i bimbi sardi che lottano col cancro e per le loro famiglie. Dal 1998, per la precisione, quando un gruppo di volontari - riuniti in associazione sei anni prima - ha deciso di strappare al degrado un'area dimenticata di Cagliari creando una piccola oasi di pace: trecento metri quadri, dove i bimbi costretti a sottoporsi alla chemio ritrovano il lato più leggero della vita, e i tanti genitori che con loro combattono la grande battaglia un piccolissimo sollievo tra tanta sofferenza. Ma in realtà, dentro la casa di accoglienza dalle porte verdi e i disegni dalle tinte sgargianti alle pareti, ricevono molto di più.
Era un ex mercatino rionale, prima che Ugo Mancini, oggi presidente Astafos (Associazione sarda tutela e assistenza fanciulli oncoematologici sardi), insieme ad altri soci, posasse mani e cuore in quest'angolo di Mulinu Becciu, a Cagliari, poi diventato punto di riferimento per le tante famiglie costrette a raggiungere il Microcitemico, centro regionale di riferimento per la Oncoematologia pediatrica, da ogni angolo dell'Isola e non solo. Tappa obbligata per screening e terapie legate a tumori nell'età pediatrica.

«La casa lontano da casa», la definisce Mancini. «Purtroppo è sempre piena: i tumori vanno a ondate, capitano periodi in cui arrivano anche otto famiglie contemporaneamente e le rotazioni sono più o meno rapide, e altri in cui le permanenze superano anche i sei mesi». Al civico dieci di via Dessy Deliperi dalle tre stanze iniziali si è passati a otto, coloratissime, con aria condizionata, televisore e bagno. Ci sono anche tre cucine, ambienti comuni con due aree ludiche dotate di televisore, lavanderia e lavatrici all'esterno, dove è nato anche uno spazio giochi con altalena e scivolo. Che per un attimo riporta alla spensieratezza rubata ai piccoli guerrieri alle prese con diagnosi spietate. Mille e quattrocento - secondo l'Associazione Italiana registri tumori - quelle che ogni anno colpiscono la fascia di età da zero ai quattordici anni, 900 dai 15 ai 19.

«In media ospitiamo venticinque famiglie all'anno, accomunate dalla tragedia e che dentro la nostra casa di accoglienza si ritrovano dopo la chemio dei propri figli e le varie terapie, perché sarebbe poco agevole per entrambi sottoporsi anche a lunghi viaggi in macchina per raggiungere la loro vera casa. E magari far la spola più volte alla settimana», spiega. Ed è proprio questo il pensiero alla base di Astafos, che inizialmente offriva alloggio affittando case, appartamenti o stanze di albergo, e poi ha deciso di creare una struttura apposita: la casa di accoglienza con le porte verdi, per l'appunto.

Una piccola macchina della solidarietà che va avanti con le donazioni e gestita da venti volontari circa, con due specialisti che offrono supporto psicologico e tutto ciò che è presente in una qualsiasi abitazione. Compresi quei giochi nello spazio esterno, dove i tanti fratellini spesso involontariamente "trascurati" possono ritrovare un pezzetto di normalità e distrarsi. Ma chi arriva ad Astafos trova anche un'ambulanza per gli spostamenti sino all'ospedale di via Jenner, sostegno economico, cibo, quando occorre, e tutto ciò che la previdenza con sembianze umane può offrire; anche quella arrivata attraverso le bottiglie di Carignano.

Sommelier da una parte e volontari dall'altra, uniti da Alba Vitae, progetto solidale nato dodici anni fa dietro la spinta dell'Ais Veneto (Associazione italiana sommelier) con l’obiettivo di sostenere associazioni benefiche operanti in diversi campi del sociale. Due anni fa è arrivato anche in Sardegna: si è partiti con una magnum Senes della cantina Argiolas, per l'ultima edizione Ais Sardegna ha scelto il Carignano del Sulcis “Rocca Rubia” Riserva 2019 prodotto dalla Cantina Santadi: il ricavato delle vendite di due mesi è stato consegnato ad Astafos. «Il buon vino e le vigne hanno bisogno di amore, passione e dedizione, un po' come le tante realtà che come Astafos fanno del bene spesso restando nell'ombra», osserva il presidente Ais Sardegna, Antonio Furesi. «Abbiamo raccolto 2mila e cinquecento euro, una cifra che non consentirà certo di fare grandi cose, ma che speriamo possa più che raddoppiare nelle prossime edizioni».

Sara Marci

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