Dopo che tre ministri sono risultati positivi al coronavirus – e sono in via di guarigione – si registra qualche polemica sulle procedure di sicurezza in vigore nei Palazzi della politica soprattutto in vista dell’elezione del Presidente della Repubblica.

Luigi Di Maio, a quanto si apprende, si è già negativizzato, gli altri due sono Federico D’Incà (ministro per i rapporti col Parlamento) e Vittorio Colao (ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale), ma i parlamentari contagiati sarebbero una trentina. 

Saranno dunque sufficienti le misure che alla Camera si adopereranno per ridurre drasticamente i rischi di contrarre il Covid? Tra le ipotesi allo studio ci sono l’ingresso a Montecitorio con mascherina Ffp2; il voto attraverso lo scaglionamento dei parlamentari; l’aumento del numero dei "catafalchi" cioè le cabine entro le quali si vota, togliendo le tendine in tessuto.

Sabino Cassese, costituzionalista, ha appoggiato la proposta di Stefano Ceccanti, deputato Pd, di far votare i senatori separatamente a Palazzo Madama per poi scrutinare tutte le schede insieme alla Camera.

Un secondo ordine di problemi riguarda l’esclusione dal voto dei deputati sardi e siciliani che non hanno il Super Green pass e che quindi non possono viaggiare su traghetti e aerei per raggiungere Roma. A quel punto, come ha proposto Osvaldo Napoli (Coraggio Italia), se il numero dei parlamentari colpiti da impedimento non consentisse di arrivare al quorum di 505 voti dal quarto scrutinio, si potrebbe rivolgere un appello a Mattarella “perché rimanga nel suo ufficio” con un "rinvio a data da destinarsi".

(Unioneonline/s.s.)

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