Ex radicale, ex sindaco di Roma, ex presidente della Margherita, ex Pd, ex ministro ed ex vicepresidente del Consiglio.

Sono passati sei anni dal giorno in cui Francesco Rutelli ha collezionato l'ultimo "ex" e ha deciso di non candidarsi più alle elezioni politiche italiane, uscendo definitivamente dal teatro in cui danzava da oltre trent'anni. E andandosi a sedere in poltrona tra i "vinti" della sinistra, accanto a Fausto Bertinotti, Guglielmo Epifani, Oliviero Diliberto, Massimo e altri illustri colleghi.

Anche se lui, forse, un po' se l'è meritato.

Il bacio con Massimo D'Alema (Ansa)
Il bacio con Massimo D'Alema (Ansa)
Il bacio con Massimo D'Alema (Ansa)

LA MILITANZA RADICALE - Nato a Roma nel 1953, Francesco Rutelli abbandona la facoltà di architettura alla Sapienza dopo 22 esami e si dedica anima e cuore alla politica, scegliendo (inaspettatamente) l'attivismo nel Partito Radicale.

Inaspettatamente perché fin da ragazzo gli era sempre stata impartita un'educazione rigidamente religiosa e cattolica dalla quale lui stesso decide di staccarsi quando la mamma Sandra viene a mancare. All'epoca aveva solo 19 anni.

Tra i radicali diventa subito un punto di riferimento nelle battaglie per i diritti civili, al fianco dei carismatici Marco Pannella ed Emma Bonino. E anche lui, quanto a carisma, non è da meno e si conquista nel 1981 il posto di segretario nazionale del partito.

Nel 1983 viene eletto per la prima volta in Parlamento e porta alla Camera la lotta per il disarmo nucleare, per la tutela dell'ambiente, per i diritti delle minoranze Lgbt. Sono gli anni più belli della sua vita, probabilmente. Il mondo sta cambiando e lui ha scelto da che parte stare.

Rutelli con Pannella (Ansa)
Rutelli con Pannella (Ansa)
Rutelli con Pannella (Ansa)

I VERDI - Alla fine degli anni Ottanta è tra i fondatori dei Verdi Arcobaleno, nati dalla confluenza di alcuni esponenti dei Radicali con Democrazia Proletaria.

Per lui è la svolta definitiva verso i temi ambientali, a lui certamente non sconosciuti visto che era già attivista di Lega Ambiente. Ma è soprattutto il momento in cui un partito fortemente legato ai temi dell'ecologia ottiene un ruolo di primo piano. Non succederà mai più, nel nostro Paese. Rutelli c'è, e ne diventa il presidente.

Mutamenti climatici, riduzione delle emissioni di anidride carbonica e cooperazione con i Paesi del Terzo Mondo diventano le istanze centrali di Rutelli, che viene rieletto alla Camera nel 1987 e nel 1992, presiedendo il Comitato per i Diritti Umani presso la Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati.

Ma quando arriva alla massima carica nel settore, quella di ministro dell'Ambiente nel governo Ciampi, si dimette dopo un giorno solo. Una forma di protesta, assieme ai deputati del Partito democratico della sinistra, contro il Parlamento che aveva negato l'autorizzazione a procedere contro Bettino Craxi.

È il 1993, sono gli anni dello scandalo di Tangentopoli e del processo di Mani Pulite. E Rutelli, che prima che Craxi fosse travolto dalla bufera era stato "servile come nessuno", dirà Bobo Craxi, cambia sponda e si mostra durissimo con il segretario del Partito socialista, augurandogli di "mangiare il rancio a San Vittore". "Sono stato troppo forte e duro", ammetterà poi.

Con la fascia tricolore (Ansa)
Con la fascia tricolore (Ansa)
Con la fascia tricolore (Ansa)

IN CAMPIDOGLIO - Nello stesso anno trova un nuovo slancio candidandosi nella corsa al Campidoglio: per la prima volta, per la legge elettorale nuova di zecca, deve sfidare il candidato più votato al primo turno.

Sarà un serrato testa a testa con Gianfranco Fini, leader del Movimento sociale italiano. Vincerà, Rutelli, e sarà riconfermato nel 1997 ottenendo quasi un milione di voti.

Roma con lui vivrà un momento di rilancio, dalla riqualificazione delle piazze, alla nascita di nuovi musei (come le Scuderie del Quirinale e il Macro) alla creazione del nuovo porto turistico di Ostia, all'approvazione di un nuovo Piano regolatore che vedeva una Capitale più verde e meno cementificata.

Un momento d'oro per lui: il migliore, forse, per ritirarsi e lasciare ai posteri una bella eredità politica.

Con Romano Prodi (Ansa)
Con Romano Prodi (Ansa)
Con Romano Prodi (Ansa)

DALL'UE AL PD - E invece no. Con il nuovo millennio, Rutelli resta in pista ma si sposta sempre di più verso il centro. Sarà quello l'inizio del suo tramonto. Nel giugno 1999 approda in Parlamento europeo, dopo aver fondato i Democratici assieme a Romano Prodi e Antonio Di Pietro, e si batte per l'abolizione della pena di morte e la lotta contro la corruzione.

Da allora, dicono i suoi detrattori, riuscirà a sfiorare ruoli di primo piano solo grazie alla sua capacità di salire in un attimo sul carro del vincitore. Nel 2001 con la Margherita è il candidato premier della coalizione dell'Ulivo ma nonostante dei buoni risultati (ottiene il 14,5% dei consensi) viene sconfitto da Silvio Berlusconi e la sua Casa delle Libertà.

Nel 2006, con il Governo Prodi II conquista la carica di vicepresidente del Consiglio assieme a Massimo D'Alema e di ministro dei Beni e delle attività culturali con delega al turismo.

Ma la gente comune non sa più chi è: nel 2008 viene sconfitto sonoramente da Gianni Alemanno alle nuove elezioni per il Campidoglio. È decisamente un brutto segnale: Rutelli attacca il Partito democratico, che aveva contribuito a fondare, lascia la Margherita, lo stesso Pd, e fonda Alleanza per l'Italia. Da quel momento, in politica, nient'altro da segnalare.

Una foto recente con la moglie Barbara Palombelli (Ansa)
Una foto recente con la moglie Barbara Palombelli (Ansa)
Una foto recente con la moglie Barbara Palombelli (Ansa)

E OGGI, CHE FINE HA FATTO? - Francesco Rutelli oggi si dedica pienamente all'Anica, l'Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e multimediali.

Si è rimesso a studiare e a 64 anni ha preso la laurea in Pianificazione e progettazione del paesaggio e dell'ambiente.

È felice? Pensa di aver sbagliato qualcosa? Chi può dirlo.

Quel che è certo è che forse non si è ancora arreso. In ogni ospitata in qualsiasi talk show, fatica a nascondere una certa voglia di tornare in pista: "Certi amori non finiscono - ha detto nostalgico, citando Venditti, a un evento a Roma - fanno dei giri immensi e poi ritornano".

Angelica D'Errico

(Unioneonline)

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