Rientro in servizio dei medici in pensione, il Governo impugna la legge sarda: nuovo scontro con Roma
Ricorso davanti alla Consulta contro la norma che permette di tappare le falle sul territorio. Todde e Bartolazzi: «Il Cdm lede il diritto alla salute dei sardi». Rabbia di Pd e M5s: «Attentato all’autonomia»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il Governo impugna davanti alla Corte costituzionale la legge sarda, approvata a giugno, che consente ai medici in pensione di tornare in servizio per offrire un servizio alla popolazione rimasta senza assistenza primaria. E scoppia la nuova polemica sul fronte Sardegna-Roma.
«È una misura è nata per coprire un’emergenza conclamata e grave con carenze di medici di medicina generale per migliaia di abitanti in alcuni territori», attacca l’assessore alla Sanità Armando Bartolazzi, «si tratta di una misura necessaria per la Sardegna: l’impugnazione appare tanto più incomprensibile in quanto il reclutamento dei professionisti in pensione è previsto esclusivamente su base volontaria. In questo modo», conclude l'esponente della Giunta Todde, «il Governo lede il diritto alla salute dei cittadini sardi, soprattutto di quelli risiedenti nelle aree più svantaggiate della nostra isola».
Il primo ad alzare la voce nel pomeriggio è stato il senatore del Pd, Marco Meloni: «La decisione del Governo appare incomprensibile e contraddittoria. Dal 2007 la nostra Regione si fa integralmente carico del fabbisogno sanitario sul proprio territorio, senza gravare sul bilancio dello Stato». Per il dem «la legge regionale che il ministro Calderoli ha proposto di impugnare mira a garantire la continuità assistenziale, evitando interruzioni di servizi essenziali per la nostra popolazione, particolarmente in un contesto insulare dove la sanità affronta delle sfide peculiari». Invece «oggi un ministro e un Governo ci dicono che sul benessere e la cura dei cittadini, sul diritto dei sardi di avere un medico di base, prevalgono i loro pregiudizi e i loro formalismi burocratici».
Scontata, ma altrettanto veemente, la reazione dei parlamentari M5S sardi Ettore Licheri, Sabrina Licheri, Emiliano Fenu e Susanna Cherchi: «Questa decisione del Governo rappresenta un tentativo di restringere l’autonomia sarda in materia di tutela della salute che è una competenza che spetta alla Regione. Oltre al lavoro che la giunta Todde sta facendo per cercare di risollevare la sanità sarda, siamo al fianco della Regione che si dichiara pronta a difendere in tutte le sedi opportune il proprio diritto di garantire servizi sanitari adeguati al popolo sardo».
Dal canto proprio, la governatrice Alessandra Todde commenta: «Mentre a Roma promuove l’autonomia differenziata, il Governo Meloni ha deciso ieri di impugnare la nostra legge regionale n.12 del 2024 che consente il richiamo in servizio di medici di base in pensione per fronteggiare, almeno fino a fine anno, la grave carenza di personale medico. La Regione Sardegna paga interamente per la propria sanità. Ma nonostante questo il governo dice che abbiamo ecceduto nelle nostre competenze. Noi però – aggiunge Todde – continuiamo a lavorare, e anche oggi, durante la giunta, abbiamo approvato importanti provvedimenti sulla sanità».
(Unioneonline/E.Fr.)