La Democrazia cristiana di Gianfranco Rotondi, partito nato nel 2004, contro la Democrazia cristiana di Totò Cuffaro, che ha visto la luce nel 2020.

Non basta la grana della scelta del candidato del centrodestra. Ora arriva anche l’annoso scontro sull’utilizzo del nome del partito, che potrebbe addirittura far rimandare le elezioni regionali in Sardegna visto che, a fine dicembre, Totò Cuffaro e Francesca Donato per la Dc e Mario Adinolfi per il Popolo della Famiglia avevano annunciato l’intesa in vista delle regionali del 25 febbraio.

«Non ho la pretesa di essere la Democrazia cristiana ma quella di aver fondato 20 anni fa un partito politico la cui autorizzazione è stata data dai rappresentanti legali della Dc», dice da un lato Rotondi. Ma Totò Cuffaro non è dello stesso parere: «Lui ritiene di averla ricevuta in eredità? Noi sosteniamo di essere la Dc in continuità con l’ultimo congresso…».

Rotondi, è l’attacco, utilizza il nome Democrazia cristiana dal 2004. «Come mi trovo questo sacramento? Quando esco dall’Udc e fondo questo partito chiedo l’autorizzazione ai rappresentanti legali di piazza del Gesù». Per Cuffaro invece «c’è gente che usa impropriamente il nome della Dc». Per questo ha deciso di rivolgersi al tribunale di Avellino: «Chiediamo che venga accertata l’illegittima pretesa di proprietà del nome e dei diritti sul simbolo del partito», aveva spiegato.

L’ipotesi slittamento non è così peregrina. «Una situazione simile si presentò nel 2005 in Piemonte dove - racconta Rotondi - io ebbi un braccio di ferro del genere con l’Udc. Mi difesi e vinsi, così le elezioni slittarono di un mese. Figuriamoci oggi dopo venti anni di ordinanze, sentenza e quant’altro…». 

(Unioneonline/D)

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