Il governatore leghista Luca Zaia contro chi dice no all’Autonomia differenziata voluta dal Carroccio (promotore Calderoli) e trasformata in legge. E attacca la Regioni pronte a proporre un referendum per abolire la riforma. In prima fila tra i contestatori, anche in virtù del suo Statuto speciale, c’è la Sardegna, con la sua presidente Alessandra Todde a fare da collante tra i colleghi di centrosinistra. 

«La sua è una posizione politica sganciata dalla realtà», dice Zaia dalle colonne del Corriere della Sera, sollecitato a replicare alle dichiarazioni della presidente sarda secondo la quale le regioni del nord avrebbero goduto di finanziamenti dello Stato e adesso, con il nuovo regime, si terrebbero tutte le ricorse. «Non giudico gli attuali governatori», aggiunge il presidente veneto, «ma vogliamo negare che per decenni il sud ha subito sprechi e malgoverno?». 

Secondo Zaia andare al referendum significherebbe «spaccare l’Italia: sarà una guerra tra guelfi e ghibellini. Meglio: tra italiani e italiani». 

La replica di Todde, indiretta, arriva da un’intervista rilasciata su un altro quotidiano.  Il consiglio regionale è stato convocato mercoledì 17 luglio: «Questa è una legge iniqua e ingiusta che peggiorerà ancora di più la sanità, l’istruzione, i trasporti e renderà più difficile la vita dei cittadini», afferma Todde, «è pericolosa e ha preso corpo attraverso una legge ordinaria con la quale si pretende di scardinare l'assetto costituzionale. Non possiamo permetterci il silenzio mentre la destra cerca nuovamente di dividere l’Italia in due». 

Il principale pericolo per la Sardegna, secondo la presidente, è che la legge «mina la sua specialità, le sottrae risorse essenziali per i servizi di base e va contro l’articolo 3 della Costituzione. Non c’è alcuna contraddizione nel volersi battere per difendere la nostra specificità e per tutelare i sardi. A chi dice che la Sardegna è al sicuro perché è una Regione a statuto speciale, ricordiamo che le risorse vengono dalla dimensione nazionale e che se queste si riducono saranno di meno anche per la Sardegna, come già è successo. Non accetteremo mai una legge che condanni il popolo sardo all’arretratezza».

(Unioneonline/E.Fr.)

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