Anche l’ultimo giorno di quorum dei due terzi per l’elezione del presidente della Repubblica si chiude, come previsto, con un nulla di fatto. Eppure la giornata, pur non essendo decisiva, è significativa (LA CRONACA). 

A partire dall'esito del terzo voto a Montecitorio: calano le schede bianche, scendendo dalle 527 di ieri a 412. Durante lo spoglio si impongono il presidente uscente Sergio Mattarella  con ben 125 voti e Guido Crosetto lanciato a sorpresa da FdI con 114, quasi il doppio dei 63 grandi elettori del partito di Giorgia Meloni. Al terzo posto si piazza il giurista Paolo Maddalena con 61 voti di Alternativa c'è e di molti ex M5s, seguito da Pier Ferdinando Casini che si ferma a quota 52.

LA GIORNATA – Nonostante una sbandierata unità, il centrodestra al terzo giorno si presenta diviso: FdI a metà mattina decide di avanzare la candidatura di Guido Crosetto mentre Fi e Lega indicano ancora una volta scheda bianca. 

Dopo la sfioritura della rosa proposta ieri dal centrodestra (Marcello Pera, Letizia Moratti e Carlo Nordio) si fa strada il nome della presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati. Ma anche lei non trova il favore degli avversari. Giuseppe Conte dice che questa scelta sarebbe "un grave errore del centrodestra" e che usare il nome di Casellati per una contrapposizione senza una soluzione condivisa è "un grave sgarbo per la Presidenza del Senato".

Decisive le parole del segretario del Pd Enrico Letta: la "assurda e incomprensibile" operazione del centrodestra che vorrebbe portare al Colle la seconda carica dello Stato "rappresenterebbe il modo più diretto per far saltare tutto". 

Nel pomeriggio arriva una nuova indiscrezione: Matteo Salvini starebbe cercando di sciogliere l'impasse con una convergenza sul nome di Sabino Cassese, raffinato giurista e membro emerito della Corte Costituzionale, che avrebbe addirittura incontrato. Voce che la Lega si affretta a smentire.

"La soluzione può essere vicina", dice Salvini: "Tenete aperti i cellulari, sarà una lunga notte. Non posso permettere che il Parlamento rimanga ostaggio dei veti del centrosinistra, abbiamo fatto nomi di alto profilo e altri ne faremo", aggiunge. E in serata, ai grandi elettori, ha detto che incontrerà gli alleati di governo.

LETTA: “VOTIAMO VENERDÌ” – Da domani portare al Quirinale il tredicesimo presidente della Repubblica sarà più semplice: basterà la metà più uno, ossia “solo” 505 voti.

Per il segretario del Pd Enrico Letta servirà però almeno un altro giorno: le trattative in corso potrebbero chiudersi con il voto sul nuovo presidente venerdì. L’indicazione nell'assemblea dei grandi elettori Pd è chiara: "A differenza degli altri noi siamo partiti con i quattro punti cardinali della nostra bussola e stiamo arrivando con gli stessi punti cardinali. Questo lo rivendico: grazie alla nostra fermezza il centrodestra ha fatto i conti con la realtà. Perché qualunque presidente voteremo venerdì - qualcuno di noi sarà contento, qualcuno altro meno - l'obiettivo più grande lo avremo raggiunto: tramontata la candidatura di parte, si negozierà infatti un nome non di parte e autorevole. E questa è una nostra vittoria: non ci sarà un presidente di destra". 

Il nome su cui si torna a lavorare è quello della vigilia: Pier Ferdinando Casini. La strada di proporre Mario Draghi per il Quirinale, con una scelta su cui Fdi non sarebbe ostile, sembra per ora remota. E tra le fila del M5s e in parte del Pd c’è ancora la speranza che si arrivi alla richiesta del bis a Sergio Mattarella.

(Unioneonline/D)

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