Mentre è ancora battaglia tra gli schieramenti sul nome adatto a ricoprire la carica di presidente della Repubblica, a una settimana dal primo voto un'altra partita la si gioca sul fronte del Covid-19.

La curva del virus presumibilmente tra pochi giorni sarà in discesa ma in Parlamento ad oggi si contano circa 40 tra positivi e isolati in quarantena. In più, ci sono i 58 delegati regionali, fuori da ogni conta. Ecco perché diventa urgente pensare a un protocollo di sicurezza, magari con Covid hotel per i votanti a rischio o seggi ad hoc, o mandando a casa le forze dell'ordine per garantire trasparenza, correttezza del voto in tempo reale.

Per il momento i capigruppo della Camera hanno deciso un’istruttoria sulla possibilità per i 1009 Grandi elettori di entrare a Montecitorio per votare pur avendo una temperatura corporea superiore ai 37,5 gradi, purché abbiano un tampone negativo. Emerge dalla riunione dei presidenti di Gruppo a Montecitorio. Il presidente Fico, viene spiegato al termine della Capigruppo, "ha sottolineato le criticità costituzionali e regolamentari del voto non in presenza. E i limiti dati dalle misure sanitarie e dalla normativa vigente".

LE ISOLE – Non solo: il primo voto del Quirinale in era Covid rischia di limitare anche gli elettori che vengono dalle Isole, anche se non contagiati. Per loro è indispensabile salire su aerei o navi, per spostarsi e votare a Roma. Mezzi su cui però è obbligatorio il Super green pass. La certificazione rafforzata (che si ottiene con il richiamo del vaccino o con la seconda dose entro i 6 mesi o se guariti dal covid) non è invece richiesta per le votazioni dal 24 gennaio (serve solo per buvette e ristorante a Montecitorio). Da qui il ricorso alla Corte costituzionale presentato da 5 parlamentari isolani - da Pino Cabras, deputato di Alternativa c'è, al senatore Pietro Lorefice del M5s - che chiedono la sospensione cautelare dell'obbligo. Una risposta potrebbe arrivare dalla camera di consiglio straordinaria della Consulta convocata il 19 gennaio.

"Il ricorso è l'unico modo per avere una risposta a breve, senza dover aspettare i tempi dei tribunali ordinari - spiega Cabras - Ma la questione va allargata a tutti i 6,5 milioni di italiani che vivono nelle isole e su cui il decreto ha ricadute pratiche". In Sicilia 'testimonial' della battaglia è il sindaco di Messina, Cateno De Luca che da domenica occupa simbolicamente l'imbarco dei traghetti che collegano lo Stretto, per chiedere una modifica della norma. Condivide la protesta Matteo Salvini, perché "vivere su un'isola non deve essere una condanna. Se uno sta a Milano, prende la macchina e si muove. Se sta a Cagliari o Palermo è più complicato".

(Unioneonline/D)

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