Una nuova legge elettorale, che si conta di poter applicare già al prossimo rinnovo previsto per luglio, e nuove regole per il che serviranno ad arginare il correntismo e soprattutto a chiudere le porte girevoli tra politica e giustizia.

Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità la riforma del Consiglio superiore della magistratura e dell’ordinamento giudiziario. 

Una riforma "ineludibile" e "dovuta" ai cittadini "che hanno diritto a recuperare la piena fiducia nei confronti della magistratura", la cui credibilità è stata scossa dagli scandali, e agli stessi "tantissimi" giudici che "lavorano silenziosamente". E che servirà ad "arginare casi come quello di Palamara", anche con una magistratura "più severa con se stessa", ha detto in conferenza stampa a Palazzo Chigi il ministro della Giustizia Marta Cartabia.

COSA CAMBIA – La parte più innovativa della riforma, quella che alla fine tanti partiti si intestano, è il blocco delle porte girevoli. Non sarà più possibile a un magistrato svolgere in contemporanea funzioni giurisdizionali e incarichi politici, elettivi e governativi, a livello nazionale e locale (è obbligatoria l'aspettativa senza assegno). Nè sarà possibile candidarsi nella regione in cui ha esercitato nei tre anni precedenti. Non si potrà neanche tornare a fare il giudice o il pm al rientro dal mandato elettorale o da un incarico di governo: in questi casi scatterà il collocamento fuori ruolo presso il ministro della Giustizia o altre amministrazioni. Per chi si candida e non viene eletto lo stop alle funzioni giudiziarie durerà invece 3 anni, e lo stesso trattamento toccherà a fine mandato a chi viene chiamato a ricoprire l'incarico di capo di gabinetto, segretario generale o capo dipartimento di un ministero. Una norma quest'ultima, che ha suscitato molto dubbi tra i partiti, perchè ritenuta troppo restrittiva.

IL SISTEMA DI ELEZIONE – I componenti del Csm torneranno a 30, come prima della riforma del 2002 : 20 togati e 10 laici. Saranno eletti con un sistema misto, basato su collegi binominali, ma che prevede anche una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale. Non ci saranno liste, ma candidature individuali. C'è anche il meccanismo del sorteggio per riequilibrare le candidature del genere meno rappresentato.

© Riproduzione riservata