I sovranisti bloccano l’intesa sulla redistribuzione obbligatoria dei migranti facendo saltare l’accordo al Consiglio Europeo.

Polonia e Ungheria dicono no all’accordo approvato a maggioranza qualificata dal Consiglio Affari Interni di venti giorni fa. Il tema, sostengono Mateusz Morawiecki e Viktor Orban, è troppo delicato e compete ai leader, che decidono però all’unanimità e non a maggioranza. Varsavia e Budapest sono contrari alla norma che prevede la ricollocazione obbligatoria dei migranti o sanzioni economiche a carico dei Paesi che si oppongono.

Uno stallo durato tutta la notte che ritarda la pubblicazione delle conclusioni anche su Ucraina e Difesa europa. I lavori sono stati aggiornati a oggi.

«Il Consiglio europeo conferma che, nel contesto delle misure di solidarietà che sono ugualmente valide, il ricollocamento e il reinsediamento saranno su base volontaria»: questa la posizione dei due Paesi che  minano alla base il concetto di solidarietà obbligatoria che regge il Patto sui migranti e che era una vittoria soprattutto per l’Italia, Paese di primo arrivo, e per Giorgia Meloni. L’Italia infatti ha già votato quell’accordo venti giorni fa, al termine di un vertice fiume dei ministri dell’Interno in Lussemburgo

(Unioneonline/L)

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