È atteso per giovedì pomeriggio il giuramento di Sergio Mattarella, rieletto alla presidenza della Repubblica al termine di sei giorni convulsi.

Già da lunedì, però, il governo tornerà a lavorare “normalmente”, con un’agenda di obiettivi e scadenze già prefissata. Il Consiglio dei Ministri si riunirà almeno due volte per mettere mano alle nuove regole per contenere e gestire l’emergenza Covid e, poco più in là, sono annunciati provvedimenti per cercare di contenere il caro bollette.

Guardando a più lunga scadenza, un tema che le forze che compongono la maggioranza dovranno affrontare è quello della legge elettorale. A metterlo in cima alla lista delle priorità da qui al 2023, quando scadrà la legislatura e si tornerà alle urne, è stato il segretario del Pd Enrico Letta, definendolo un nodo sicuramente da affrontare "per permettere ai cittadini di scegliere gli eletti. Ed eliminare la peggiore legge elettorale che c'è mai stata, il Rosatellum".

Ma a stretto giro è già arrivato il primo stop, da Forza Italia, che con Antonio Tajani ha confermato la sua fedeltà al maggioritario.

Ma se il voto per il Colle e la conferma di Mattarella hanno consegnato a Mario Draghi la possibilità di continuare a lavorare, quanto accaduto tra lunedì e sabato alla Camera ha lasciato strascichi pesantissimi nei partiti.

L’alleanza di centrodestra si è infatti “polverizzata”. La definizione è di Giorgia Meloni, che, profondamente delusa dall’appoggio di Lega e Forza Italia al bis di Mattarella, consumatosi a destra tra nomi bruciati e trattative su più tavoli, rivendica ora il ruolo di kingmaker per rifondare lo stesso centrodestra, sottraendolo al segretario della Lega Matteo Salvini.

Ed è guerra anche all’interno del Movimento 5 Stelle, alle prese con gli screzi tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, con il secondo che ha duramente criticato l’ex premier per la strategia adottata nel corso delle trattative per il nome da portare in aula per il Colle, sospettando anche una sorta di doppio gioco con il vecchio alleato Salvini per puntare su Elisabetta Belloni. Risultato: entrambi chiedono un “chiarimento” interno che sa molto di resa dei conti definitiva per la leadership pentastellata.

In tutto questo il più tranquillo appare proprio Enrico Letta, che Dario Franceschini ha definito “the winner”, il vincitore della partita per il Quirinale, e che ora rivendica appunto come una vittoria l’aver silenziosamente puntato sul bis Mattarella sin dall'inizio delle trattative.

(Unioneonline/l.f.)

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