Lo scontro per la leadership nel Movimento 5 Stelle tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, deflagrato durante le votazioni per il Quirinale dello scorso gennaio e poi sopitosi in attesa delle amministrative, torna a riesplodere, proprio dopo il voto per le comunali che ha consegnato ai pentastellati numeri davvero deludenti.

E proprio i risultati ottenuti dal M5S sotto la gestione Conte hanno dato il la al ministro degli Esteri per tornare a pungere. Che alle elezioni locali il Movimento non sia mai andato forte non è una novità, ma – ha sottolineato Di Maio – "non è mai andato così male" come sotto la guida dell’ex premier.

Da Di Maio, inoltre, sono arrivate critiche alle dichiarazioni ondivaghe di Conte riguardo al sostegno incondizionato dell’Italia all’Ucraina nella guerra in corso con la Russia. "Non credo – le sue parole – che possiamo stare nel governo e poi, per imitare Salvini, un giorno sì ed uno no, lo si va ad attaccare". "E non credo – ha aggiunto - siano opportune decisioni che disallineino l'Italia dalle proprie alleanze storiche” perché “l’Italia non è un Paese neutrale".

Parole che l’ex presidente del Consiglio non ha affatto gradito: “Di Maio intende fondare un nuovo partito? Non fatemi entrare nella testa altrui: questo ce lo dirà lui in queste ore", la sua replica. 

E ancora: “Con l'avvio del voto sul doppio mandato siamo alla vigilia di momenti molto importanti per il M5S. Fibrillazioni erano prevedibili perché ci sono in campo questioni che riguardano le sorti personali di tanti nel M5S". Come a dire: Di Maio non si permette di criticare Draghi e rinnega molti dei principi originari del M5S perché pensa egoisticamente alle prossime elezioni.

Poi un’altra stoccata: "Mi sorprende molto che mentre Draghi è a Kiev, Di Maio tiri fuori beghe interne al M5S. Oggi il nostro ministro degli Esteri ha rischiato di sporcare questo passaggio di Draghi, questa visita così importante, che il M5S ha chiesto a gran voce perché l'Europa deve essere protagonista verso un negoziato di pace. Mi sorprende che il ministro degli esteri tiri fuori beghe che rischiano di indebolire il governo".

Parole, insomma, eloquenti per uno scontro che sta tornando a farsi aperto. Come apertamente torna all’orizzonte, di nuovo, la possibilità di una scissione dei pentastellati di qui al voto politico del 2023.

(Unioneonline/l.f.)

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