Insularità, la guerra dei dati: «Comuni sardi in ritardo»
Per il ministero dall’Isola c’è scarsa collaborazione. Ma arriva la prima bozza di leggePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Alcuni numeri si conoscono. Da tempo. Si sa che la condizione di insularità porta via almeno 9,2 miliardi all'anno dal Pil della Sardegna. E che il maggior costo che i sardi devono sostenere per i trasporti supera i 660 milioni.
Ma tanti dati che potrebbero contribuire a ridurre gli squilibri territoriali sono – al momento – sconosciuti o incompleti.
Ad esempio quelli che riguardano i Lep: si tratta dei «livelli essenziali di prestazione», già al centro del dibattito sull'autonomia differenziata, che però sono anche i punti di riferimento da utilizzare per misurare i ritardi insulari.
Ecco: nella procedura per definire i fabbisogni standard minimi delle regioni il Governo ha ricevuto i numeri dalla Sicilia ma non dalla Sardegna.
«Per quanto concerne la Regione Sardegna», si legge nella relazione che il sottosegretario all'Economia Federico Freni ha illustrato durante una delle ultime audizioni nella commissione parlamentare, «si registrano ritardi nella rilevazione dei fabbisogni standard, sebbene siano in corso di avvio, tramite la Commissione tecnica», i lavori «per la somministrazione ai Comuni dei relativi questionari».
Ora però si è arrivati a un possibile punto di svolta. Nell'ultima riunione è stata condivisa una bozza della proposta di legge che dovrebbe dare attuazione all'articolo 119 della Costituzione.
L’articolo completo su L’Unione Sarda in edicola, sull’app e sull’edizione digitale