Il bando «avvantaggia un parente dell’assessora» che dovrebbe «riflettere sul proprio ruolo e valutare, nella massima autonomia, l’opportunità di iniziative personali, ivi comprese eventuali dimissioni». No, «la procedura si è dispiegata nel rigoroso perimetro di leggi e regolamenti e, non essendoci dubbi di sorta sulla valutazione di ogni singolo candidato alla luce dei legittimi requisiti previsti dal bando l’autorità politica di riferimento dell’agenzia non solo ha preservato il prestigio dell’istituzione, ma ne restituisce un’immagine  rafforzata». 

È al veleno il botta (attraverso un’interrogazione in Consiglio regionale) e risposta tra Gianni Chessa (Forza Italia) e assessora regionale al Lavoro Desirè Manca. Al centro della polemica c’è il concorso di Aspal per «l’assunzione di personale di categoria B,  con profilo amministrativo». 

Chessa, con il collega di partito Angelo Cocciu, hanno riversato  in un atto ufficiale le voci che davano un parente di Manca in pole position per la stabilizzazione nell’agenzia sarda per il lavoro: «L’articolo 3 del bando», si legge nell’interrogazione, «introduce la possibilità di ammissione per soggetti che abbiano prestato servizio presso l’Agenzia per periodi estremamente ridotti, tali da configurarsi più come esperienze episodiche che come rapporti lavorativi significativi». Dagli atti acquisiti da operatori del lavoro interinale, veniva sottolineato nell’interrogazione, «emergerebbero casi in cui l’ammissione alla categoria di “interno” è derivata da prestazioni ridotte a pochi giorni di servizio, con effetti rilevanti sulla posizione dei candidati». Poi l’accusa, più esplicita, sulla presenza «proprio tra i candidati avvantaggiati dalla previsione di cui all’articolo 3, di persone legate da rapporti di stretta parentela con figure apicali dell’autorità politica e istituzionale di riferimento dell’Agenzia» che  «determina un potenziale conflitto d’interessi, anche solo apparente». I consiglieri regionali dell’opposizione chiedevano anche le dimissioni del direttore generale dell’Aspal e di Manca «finalizzate a preservare il prestigio delle istituzioni e a fugare ogni dubbio sulla piena imparzialità dell’azione amministrativa». 

La replica, dettagliata, è arrivata per iscritto due giorni fa. Manca ha risposto sul piano politico. I dettagli tecnici sono stati riportati dal direttore generale dell’agenzia, Luca Mereu: «Al fine di evitare l’inserimento arbitrario e discrezionale di un requisito minimo di durata del servizio prestato presso l'Aspal (con potenziali censure di scelta "selettiva" di una durata più o meno ampia dello stesso)», scrive, «è stata operata – ritenendola maggiormente aderente al canone costituzionale di imparzialità – la scelta opposta, ovvero quella di non valorizzare la durata del servizio sotto il profilo del requisito di ammissione ma di tenerne conto soltanto – al fine di modulare, almeno in parte, il peso del servizio prestato – nell'ambito della valutazione dei titoli». 
Quanto a potenziali conflitti di interessi «si precisa che sia il direttore

generale dell'Aspal, che ha sottoscritto la determinazione di indizione della procedura, quella di ammissione dei candidati al concorso e quella di nomina della commissione esaminatrice, sia tutti i componenti, titolari e sostituti, della commissione stessa hanno dato atto e/o dichiarato l'assenza di situazioni conflitto di interesse, anche potenziale, previste dalla normativa vigente, con particolare riferimento al vigente codice di comportamento e alla normativa anticorruzione». 

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