Il Governo Meloni impugna l’ultima legge sarda sulla sanità: «Commissariamenti illegittimi»
Adesso è ufficiale: la norma votata dal Consiglio regionale agli inizi di marzo, su proposta della Giunta Todde, finisce davanti alla Corte CostituzionalePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Roma porta la Sardegna davanti alla Consulta. Il Governo Meloni ha impugnato oggi la legge sarda sul riordino della sanità, approvata dal Consiglio regionale agli inizi di marzo. L’opposizione arriva dopo i primi rilievi mossi degli uffici ministeriali nelle scorse settimane, ciò che faceva presagire la mossa definitiva con la richiesta di intervento dei giudici costituzionali.
Al centro dell’impugnazione, il siluramento dei direttori generali decisi per via legislativa prima dalla Giunta di Alessandra Todde e poi dall’Assemblea sarda che ha messo il sigillo sul ddl dell’Esecutivo. Ma per il Governo la scelta di mandare a casa i manager nominati dal centrodestra a gennaio del 2022 è «in contrasto con gli articoli 97, 98 e 117 della Costituzione». Da qui il ricorso formalizzato dal Consiglio dei ministri nella seduta di questa mattina.
Col passare delle ore si capiranno meglio e nei dettagli le contestazioni del Governo. Di sicuro, «la prevista possibilità di una decadenza automatica dei vertici aziendali configura un'ipotesi di spoils system più volte censurato dalla Corte Costituzionale, perché ritenuto in contrasto con le garanzie desumibili dal principio costituzionale di continuità dell'azione amministrativa, di cui all'articolo 97, secondo comma», è scritto in una passaggio del documento elaborato dal Dipartimento per gli Affari regionali e votato oggi dal Cdm.
A fare da bussola nell’impugnazione sono proprio le disposizioni nazionali, secondo cui un commissariamento, per essere legittimo, deve essere motivato da «un'esigenza straordinaria o da una generica comprovata e giustificata impossibilità di copertura della vacanza mediante l'ordinario procedimento», condizione che secondo il Governo non rientra «nella fattispecie regionale» della Sardegna. Di più: il siluramento dei manager deciso con la legge votata nell’Isola agli inizi di marzo risulta «del tutto svincolata da eventuali inadempienze gestionali o dall'accertamento del mancato raggiungimento degli obiettivi da parte dei vertici aziendali».
Questa sulla sanità è la terza legge che il Consiglio dei ministri ha impugnato finora. Davanti alla Consulta sono finite anche la moratoria sulle rinnovabili e la norma sulle aree idonee, sempre in tema di energia verde.
TODDE – «Il Governo impugna una legge regionale pienamente vigente, già in fase di attuazione. La sanità sarda ha bisogno di un cambio di passo e noi andremo convintamente avanti in questa direzione», il commento della presidente della Regione, Alessandra Todde, commentando la notizia dell’impugnazione.
LE REAZIONI – Intanto arrivano le prime reazioni sulla decisione del Governo di portare la Sardegna, di nuovo, davanti alla Consulta. «Nonostante fossero già noti i rilievi dell'Ufficio legislativo dello Stato, la Presidente Todde ha commissariato i vertici delle aziende sanitarie regionali nel totale disinteresse dei più elementari principi di prudenza amministrativa e giuridica», dice Fausto Piga, vicecapogruppo di FdI in Consiglio regionale. «Per evitare una figuraccia – è la sottolineatura – sarebbe bastato che la Giunta sarda attendesse due giorni. Ma non c’è sorpresa: il Campo largo è una nave che affonda». Piga bolla come «legge poltronificio», quella appena impugnata e dice ancora: «Normale che ciò avvenga quando si scrivono leggi pasticciate e si governa con una condotta spericolata».
Il Movimento 5 Stelle fa invece quadrato attorno alla giunta: «Apprendiamo che il governo ha deciso di impugnare la legge regionale sarda sulla sanità. Quindi per Chigi l’autonomia differenziata è una buona cosa ma solo se la esercitano le Regioni governate dalla destra. Le altre stiamo buone e zitte. Strano concetto di autonomia che quando fa saltare i sistemi padronali della sanità diventa incostituzionale. Come sempre abbiamo fatto in questi mesi, continueremo a difendere le prerogative della Regione e della nostra autonomia in tutte le sedi opportune», ha affermato il senatore e coordinatore regionale del M5S Ettore Licheri.