Approvato in via definitiva, ad appena due giorni dalla scadenza, il decreto Crescita.

È stato necessario un doppio voto di fiducia, l'ultimo oggi pomeriggio in Senato, per approvare un provvedimento depotenziato per via delle frizioni interne alla maggioranza. E diventato una sorta di "decreto omnibus", con all'interno tutto e il suo contrario, compreso lo stanziamento di tre milioni che salva Radio Radicale, approvato grazie alla Lega che ha "tradito" M5S.

La fiducia è stata approvata con 158 voti favorevoli e 104 contrari: 13 in meno, i voti a favore, rispetto al primo voto di fiducia, quello del 5 giugno 2018, quando la maggioranza poteva contare su 171 sì.

Conte esulta, sottolineando che l'approvazione del provvedimento è "il segnale di un Paese che fa sistema e rilancia l'economia, con agevolazioni fiscali per le imprese, promozione degli investimenti privati e tutela del made in Italy".

"Abbiamo introdotto misure importantissime per il Paese", gli fa eco Di Maio.

"Un decreto anti crescita - attacca invece Zingaretti - solo pannicelli caldi, una serie di pasticci e un grande disastro chiamato Ilva, che rischia di chiudere".

"Avete detto no alla crescita e l'Italia pagherà il prezzo della vostra cialtronaggine", dice Matteo Renzi nel suo intervento in Aula.

Critiche anche da Forza Italia: "Una manovrina senza alcuna visione del futuro: si prendono in giro le aziende si uccide la contrattazione collettiva e si ingannano i giovani".

LE MISURE - C'è la riapertura dei termini per aderire alla rottamazione e al saldo e stralcio delle cartelle Equitalia, tempo fino al 31 luglio; ecoincentivi estesi a moto e microcar; il "Salva Roma" che aveva fatto discutere a lungo Lega e M5S diventa "Salva comuni", per la Capitale ci sono comunque 1,4 miliardi; le aziende con più di mille lavoratori potranno licenziare i più anziani dando uno "scivolo" fino a 5 anni dalla pensione; sconti per la riapertura dei negozi nei paesi sotto i 20mila abitanti, sexy shop compresi.

(Unioneonline/L)
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