Quattro anni fa restò fuori dal Parlamento, travolto dall’onda Cinque Stelle che trasformò la Sardegna in un “feudo grillino”. Oggi Silvio Lai, 56 anni, ex segretario regionale del Pd ed ex senatore, ci riprova e con ottime probabilità di riscattare quella sconfitta, visto che è capolista nel collegio plurinominale alla Camera.

Un seggio quasi blindato, si dice. Giusto?

«Diciamo che non essere eletto da capolista significherebbe una debacle completa del Pd. Ma sono invece convinto che saremo il primo partito in Sardegna e in Italia, perché il nostro progetto è l’unico che guarda al futuro, alla generazione che deve diventare adulta e la cui casa è l’Europa».

Perché ha deciso di ricandidarsi?

«Mi è stato chiesto da una parte importante del mio partito, anche per attivare una opposizione più forte e decisa alla Giunta regionale di centrodestra dopo questi anni nei quali si sono accumulati ritardi ed errori gravissimi. Una chiamata in servizio alla quale non potevo certo sottrarmi».

Lei viene dalle Acli e dall’associazionismo, dopo il Covid come stanno i sardi?

«La pandemia ha cambiato in maniera radicale l’atteggiamento delle persone, la fiducia nel prossimo è crollata del 70%. Si sono rotti alcuni legami sociali che vanno pazientemente ricostruiti riportando i bisogni e la dignità dell’essere umano al centro della politica. E non è solo una questione sociale, l’economia funziona meglio se c’è fiducia nel prossimo».

Dalla sanità sarda arriva un continuo e disperato grido d’allarme, solo colpa della pandemia?

«La medicina migliore per la nostra sanità sarebbe che se ne andasse questa Giunta regionale. Le do un dato: in Sardegna ci sono più medici per abitanti di qualunque altra regione. Questo significa che la cattiva gestione è frutto della disorganizzazione di questi ultimi tre anni, dell’incapacità di utilizzare le risorse umane e di politiche clientelari che stanno portando al collasso ospedali strategici come quelli di Nuoro e Oristano».

Caro energia, i sardi pagheranno più di tutti?

«Dall’attuale emergenza speculativa si può uscire solo se l’Europa parla e agisce con una voce sola. Se l’Italia va da sola non potrà incidere. Draghi ci ha messo 4 mesi per imporre l’argomento del tetto al prezzo del gas, bisogna insistere. Per la Sardegna invece è importante riprendere il progetto di metanizzazione abbandonato dal Governo Conte».

Dunque il Galsi è ancora attuale?

«Certo, non credo che il solo cavo dalla Sicilia, il Tyrrhenian link, possa essere una garanzia sufficiente. E il sistema di batterie che propone Enel ha un’autonomia di appena sei ore».

L’Insularità ora è in Costituzione, porterà dei vantaggi?

«Temo che si illudano i sardi, tuttavia sul piano concreto il Pd ha presentato il suo programma per il Mezzogiorno e tra i sette punti fondamentali c’è l’insularità».

La scuola sarda è sempre in coda a tutte le classifiche.

«È un problema enorme e io ho un’ambizione: il passaggio di competenze della scuola alla Regione da concordare con lo Stato, investendo anche nella formazione professionale per i ragazzi, come avviene nel Trentino Alto Adige, in Svizzera e in Germania».

Massimo Ledda

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