La Corte costituzionale ha dichiarato ammissibile il quesito che chiede di depenalizzare l'omicidio del consenziente.

In attesa del deposito della sentenza sull'eutanasia, l'Ufficio comunicazione fa sapere che la Corte costituzionale ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, "a seguito dell'abrogazione, ancorché parziale, della norma sull'omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili". 

"Questa per noi è una brutta notizia. È una brutta notizia per coloro che subiscono e dovranno subire ancora più a lungo. Una brutta notizia per la democrazia", il primo commento di Marco Cappato, dell'associazione Luca Coscioni, dopo la notizia.

"Sull'eutanasia proseguiremo con altri strumenti, abbiamo altri strumenti. Come con Piergiorgio Welby e Dj Fabio. Andremo avanti con disobbedienza civile, faremo ricorsi. Eutanasia legale contro eutanasia clandestina".

Nel dettaglio, l’obiettivo del referendum proposto era depenalizzare l'omicidio del consenziente, punito con la reclusione da 6 a 15 anni. Con alcune eccezioni: resta un reato se si tratta di un minore e in questo caso si applicano le pene previste per l'omicidio.

GLI ALTRI QUESITI – Al vaglio della Corte costituzionale altri sette quesiti: 

CANNABIS - La richiesta qui è di cancellare le pene per chi coltiva cannabis (carcere da 2 a 6 anni e multa da 26mila a 260mila euro) e la sanzione amministrativa della sospensione della patente.

LEGGE SEVERINO - Abolire le disposizioni in materia di incandidabilità, le norme che impediscono la partecipazione alle competizioni elettorali per il Parlamento europeo e italiano e alle elezioni regionali, provinciali e comunali di chi sia stato condannato in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione e altri gravi reati. E abolire anche l'articolo 11, che prevede per gli amministratori locali la sospensione dopo la condanna di primo grado per alcuni reati.

CUSTODIA CAUTELARE - Si vuole ridurre l'ambito dei reati per i quali è consentita l'applicazione delle misure cautelari e in particolare della carcerazione preventiva: via il finanziamento illecito ai partiti e via i reati puniti con la reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni, a meno che non ricorra il pericolo di fuga dell'indagato o di inquinamento delle prove.

SEPARAZIONE DELLE CARRIERE - O giudice o pm, non permettere più il cambio di funzione. Oggi sono possibili 4 passaggi, che diverranno due con la riforma Cartabia.

CONSIGLI GIUDIZIARI - Consentire il voto degli avvocati che siedono nei Consigli giudiziari anche sulle valutazioni di professionalità dei magistrati.

RESPONSABILITÀ CIVILE DIRETTA DEI MAGISTRATI - Cancellando parte delle norme attuali si vuole introdurre la responsabilità civile diretta dei magistrati per gli errori giudiziari. Oggi è lo Stato che si risarcisce il cittadino che abbia subito un ingiusto danno e poi si rivale sul magistrato. ELEZIONI DEI COMPONENTI DEL CSM - In quest’ultimo quesito si propone di cancellare la norma che stabilisce che ogni candidatura va sostenuta dalle firme di almeno 25 presentatori. L'obiettivo è arrivare a candidature individuali libere, che sono già previste nella riforma Cartabia.

(Unioneonline/l.f.)

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