La questione è discussa da anni. I sardi si sentono penalizzati dal meccanismo elettorale delle elezioni europee.

Tanto da far nascere, nella tornata del 2014, la campagna di sensibilizzazione "Eu non voto", gioco di parole che richiama sia la sigla inglese della Ue che la parola "io" in lingua sarda.

La circoscrizione unica "Isole", di cui fanno parte Sicilia e Sardegna, elegge otto europarlamentari, e lo fa mettendo a confronto numeri impietosi ai danni della nostra regione.

Visto che l’elettore, solitamente, una volta scelta l’appartenenza politica e quindi il partito da votare, punta su un suo conterraneo, vien da sé che la Sardegna (1,6 milioni di abitanti) sia sfavorita rispetto alla Sicilia, che di abitanti ne ha oltre il triplo (5 milioni).

In molti avevano proposto di cambiare i collegi, creandone uno per la sola Sardegna, ma tutto è rimasto lettera morta.

E il 26 maggio si ritorna alle urne con questa spada di Damocle. Anche perché l’Isola ha almeno tre questioni fondamentali su cui sono decisivi i tavoli di Bruxelles: l’insularità, la continuità territoriale e i problemi del comparto agricolo.

In realtà l’ultima tornata elettorale è stata da record per la nostra regione, che ha eletto ben tre europarlamentari (Salvatore Cicu di Forza Italia, Renato Soru del Pd e Giulia Moi del M5S) contro i cinque della Sicilia. Non succedeva da 25 anni.

Di solito la Sardegna ne elegge di meno o, spesso e volentieri, neanche uno: come accaduto nel 1999, nel 2004 e nel 2009, quando l’Isola riuscì a ottenere un seggio solo subentrando a europarlamentari dimissionari: è il caso ad esempio della Barracciu, che sostituì Crocetta appena eletto presidente della Regione Sicilia.

Ripetere il risultato del 2014 quest’anno sarebbe ottimo. Dei 118 candidati – tra le varie sigle – nella circoscrizione Isole solo 18 sono sardi, ma questo potrebbe anche rappresentare un vantaggio. Riduce al minimo le possibilità di scelta, certo, ma allo stesso tempo contribuisce a non disperdere troppo le preferenze tra i vari candidati (se ne possono dare fino a tre, tutte nella stessa lista e con alternanza di genere).

E vediamoli i sardi eleggibili.

La Lega, come quasi tutte le altre formazioni, presenta otto candidati. Capolista in tutte le circoscrizioni è Matteo Salvini, che vuole sfruttare la sua immagine anche se non andrà a Bruxelles. Degli altri sette candidati cinque sono siciliani, due sardi: Sonia Pilli di Alghero e Massimiliano Piu di Tortolì.

Il M5S presenta la capolista sarda, l’ex ad di Olidata Alessandra Todde. Gli altri candidati sono tutti siciliani, eccezion fatta per il giovane turritano Donato Forcillo, tra i vincitori delle primarie online.

Passiamo al Pd, che di candidati ne presenta sette: sei sono siciliani, tra di loro anche il "medico eroe" di Lampedusa Pietro Bartolo, l’unico sardo è Andrea Soddu, attuale sindaco di Nuoro.

In Forza Italia capolista è Silvio Berlusconi, poi cinque siciliani e due sardi: l’eurodeputato uscente Salvatore Cicu e Gabriella Greco, avvocato cassazionista di Arborea.

Quanto a Fratelli d’Italia, anche qui a capolista c’è la leader del partito, Giorgia Meloni. L’unica sarda, in mezzo a sei siciliani e alla deputata romana, è la cagliaritana Antonella Zedda.

La lista +Europa, di Emma Bonino, presenta due candidati del Nord Italia, cinque siciliani e la sassarese Pietrina Putzolu.

I restanti nove sardi in corsa per un seggio a Bruxelles sono: Egidio Trainito di Europa Verde, Omar Tocco e Maria Cristina Ibba per La Sinistra, Barbara Figus e Maria Daniela Paglietti per il Popolo della Famiglia, il sassarese Giuseppe Doneddu per il Partito Comunista, e tre per Casapound. Si tratta di Luca Virdis (Iglesias), Giuliana Pinna (Monastir) e Francesca Caria (Carbonia).

L’unico invito che ci sentiamo di dare è quello di andarci, alle urne. Perché se "Eu non voto" e votano i siciliani, l'Isola sarà sempre meno rappresentata a Bruxelles.

Davide Lombardi

(Unioneonline)
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