Decadenza Todde, rinviata al 21 novembre l’udienza in appello
I legali della presidente hanno chiesto l'estromissione del professor Riccardo Fercia. L’avvocato non ci staVideo di Andrea Sechi
È durata pochi minuti al palazzo di giustizia di Cagliari la prima udienza di secondo grado sul caso della decadenza della presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde. La sezione civile della Corte d'appello, presieduta da Maria Antonella Sechi, ha preso in mano i fascicoli e rinviato tutto al prossimo 21 novembre: in quella data saranno riuniti tutti i ricorsi, quello della governatrice e quelli dei consiglieri regionali che si erano costituiti contro l'ordinanza ingiunzione del collegio di garanzia elettorale.
«È stata un'udienza come prevedibile interlocutoria - hanno spiegato gli avvocati Giuseppe Macciotta, Benedetto e Stefano Ballero e Priamo Siotto, del pool che tutela la governatrice -, quindi il 21 novembre si celebrerà un'udienza in cui tutti i procedimenti d'appello verranno decisi».
Durante l'udienza di oggi - tenutasi a porte chiuse - i legali di Todde hanno, però, chiesto l'estromissione dell'avvocato Riccardo Fercia, ex legale del collegio di garanzia poi revocato, ma che nel frattempo ha continuato ad assolvere il suo ruolo depositando anche una memoria.
«Nonostante questo provvedimento di rinvio, abbiamo ritenuto pregiudiziale la decisione sulla legittimità della costituzione del collegio di garanzia dell'avvocato Fercia - spiega Macciotta -, a Fercia è stato revocato il mandato con invito ad astenersi dal compimento di qualsiasi atto».
La difesa della governatrice reitererà questa istanza pregiudiziale nell'udienza del 21, «al fine di ottenere una corretta composizione del contraddittorio che deve svolgersi solo tra parti legittimate a prenderne parte, il collegio di garanzia, tra l'altro - chiarisce Macciotta - ha manifestato disinteresse a difendersi, a proseguire nella difesa di appello, non sostituendo il legale come legittimamente poteva fare».
Ma Fercia non ci sta: «Il mio ruolo in questa causa è quello di avvocato in perpetuatio, cioè in buona sostanza, il mandato mi è stato revocato il 2 maggio e vi ho anche rinunciato, non di meno la revoca o la rinuncia al mandato producono effetti solo nel momento in cui l'avvocato venga sostituito nel processo». «Non intendo espormi ad alcuna responsabilità civile o disciplinare - aggiunge il docente universitario -, intendo adempiere fino in fondo i miei doveri di protezione perché l'obbligazione assunta il 4 aprile 2025 con il mandato conferito dalla presidente Gemma Cucca è ancora vincolante, non essendo stato ancora sostituito. Io in questa vicenda ho solo servito la Repubblica, e lo sto facendo non solo come componente del collegio ma anche come difensore del collegio».
(Unioneonline)