Nuova frenata sul governo ed ennesimo rallentamento della crisi che ormai va avanti dal 5 marzo scorso.

Rischiano infatti di allungarsi i tempi del conferimento dell'incarico a Giuseppe Conte: il presidente Mattarella non ha ancora preso una decisione, e per Palazzo Chigi rispunta l'ipotesi mai tramontata del tutto - almeno tra i 5 Stelle e per il diretto interessato - di Luigi Di Maio.

Tanti i dubbi sulla figura del candidato indicato da Lega e M5S: le polemiche sul curriculum (non solo New York, anche il suo corso a Pittsburgh e l'insegnamento a Malta sono stati smentiti dagli Atenei), le sua posizione sul caso stamina (da avvocato aveva difeso i genitori della piccola Sofia), non ultime le perplessità di Mattarella su un presidente del Consiglio senza alcuna esperienza politica, senza legittimazione elettorale e che - nelle intenzioni di Salvini e Di Maio - dovrebbe essere un mero "esecutore" del contratto giallo-verde.

Il Capo dello Stato chiederà a Giuseppe Conte di scrivere un suo programma di governo, come da prassi costituzionale: e prima di giovedì niente incarico, così che Mattarella possa prendersi un ulteriore giornata di riflessione. E più passa il tempo più il tecnico gradito ai 5 Stelle rischia di essere vittima del fuoco nemico, ma anche amico.

Tra i pentastellati infatti più di qualcuno si augura che i tempi si allunghino ulteriormente, affinché magari maturino le condizioni per vedere Di Maio a Palazzo Chigi. Di tutt'altro avviso la Lega: Salvini sul premier non è disposto a cedere, e Conte per lui era il giusto compromesso tra il no a Di Maio e il sì a un presidente del Consiglio indicato da M5S.

E i rallentamenti dell'ultima ora mettono sull'allerta il Carroccio, con Salvini che attacca: "Ormai è da dieci giorni che sul programma ce la stiamo mettendo tutta. Se c'è qualcuno che vuole fermare questa marcia lo dica. Abbiamo fatto tutto il lavoro possibile e immaginabile. O si parte o ce lo si dica subito".

Quello di Palazzo Chigi non è l'unico dubbio che tormenta il Colle, preoccupato dalle ricette economiche del contratto giallo-verde e dal nome, su cui la Lega non è disposta a cedere, dell'uomo che dovrebbe sedere sulla poltrona di ministro dell'Economia.

Si tratta del cagliaritano Paolo Savona, classe 1936. Laureato al Mit di Boston in Economia, è stato direttore della Banca d'Italia, dg di Confindustria e ministro dell'Industria e del Commercio del governo Ciampi.

Nulla da eccepire sulle competenze, ma Savona è uno dei più noti economisti antieuro e antiUe: contrario all'accettazione dei parametri di Maastricht e all'ingresso nell'euro, recentemente ha implorato l'Italia di "liberarsi dal cappio europeo che si va stringendo al collo".

Un nome, quello del cagliaritano, su cui Salvini non è disposto a rinunciare e sul quale i due leader hanno fatto quadrato in un incontro che si è tenuto questo pomeriggio. Così come sia M5S che il Carroccio hanno confermato che il loro candidato premier è Conte.

(Unioneonline/L)

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