"Draghi va sostenuto ma io non voglio entrare nell'esecutivo".

Lo ha chiarito stando a quanto si apprende l'ex premier Giuseppe Conte in un'assemblea congiunta dei gruppi M5S convocata, con discrezione, in giornata. "Non è il momento dell'auto-isolamento, non possiamo trascurare il bene del Paese", ha detto l'avvocato ribadendo l'apertura a Mario Draghi: "Il Presidente incaricato è persona di spessore. E' stato lui che ha posto le basi per superare le politiche di austerità: è un interlocutore da prendere in seria considerazione. Certo, alcuni di voi potevano pensare che l'incarico potesse andare ad un altro: ma ora dobbiamo fare i conti con la realtà di questa fase storica".

Il Movimento Cinquestelle deve esserci: "Noi dobbiamo rimanere al tavolo perché dobbiamo dare una prospettiva al Paese e altre soluzioni non ci sono. Ma ve lo dico io per primo: dobbiamo dimostrare di essere all'altezza delle sfide - ha continuato -. Io ci sarò nelle forme e nei modi che riterrete giusti. Farò in modo di seguivi passo passo per accompagnarvi perché mi avete dato tanto".

"Non dimentichiamo - ha aggiunto - chi collabora lealmente e chi lo fa in modo irresponsabile: sappiamo chi ci ha voltato le spalle ed ora cerca di entrare per lucrare qualche vantaggio". Per questo "si cercherà di porre condizioni tali che alcuni soggetti non potranno più rimanere al tavolo. Ma noi, invece, al tavolo dobbiamo rimanere perché dobbiamo dare una prospettiva al Paese e altre soluzioni diverse ora non ci sono". I pentastellati, secondo lui, sono "l'ago della bilancia".

PD - Per il segretario del Pd Nicola Zingaretti "è tempo di fiducia e coraggio verso chi si è messo al servizio di una rinascita italiana". Nel giorno di pausa prima del secondo round di consultazioni politiche, il sostegno del Pd si cementa e scommette con "unità assoluta" sull'ex banchiere Mario Draghi.

Quanto al fronte così largo con Forza Italia e Lega e le critiche di "inciuci" con i sovranisti, Zingaretti ribatte evidenziando la loro inversione di rotta, specie sull'Europa: "Non c'è dubbio che è una novità: Salvini ha dato ragione al Pd, non ci siamo scostati noi", fa notare su Rai3. Va oltre: "Ho visto scricchiolare il progetto politico per cui il nuovo era un attacco alle democrazie occidentali e la morte dell'Europa".

Sul Congresso, chiesto nei giorni scorsi da Base riformista, la componente più partecipata del partito, Zingaretti non chiude le porte ma lo sposta più avanti: "E' previsto tra due anni, ma appena finirà questa vicenda" della formazione del governo "porrò al partito l'interrogativo se e come andare avanti" e sottolinea che allora la discussione "sarà una vittoria di tutto il Pd unito".

IL CENTRODESTRA - Aria di tregua in Fratelli d'Italia ("Se Draghi farà bene, ci saranno i nostri voti sui provvedimenti", promette Giorgia Meloni), mentre il leader della Lega Matteo Salvini continua a difendere un posto a tavola. Ma il governo Draghi una scadenza deve averla, ricorda: "Noi ci siamo", assicura Salvini parlando a Radio 24 di "un progetto di Paese che ci convince e ovviamente della durata dei mesi che sarà". Dunque un governo a termine o un unicum per l'eccezionalità del momento, come l'aveva definito il leader della Lega segnando la prima differenza con la maxi maggioranza che verrà.

Quanto alla evidente conversione sulla via di Bruxelles, Salvini glissa: "Lascio agli altri le etichette", si limita a dire e devia sul personale: "Io sono uno molto pragmatico e concreto", insistendo sulla convergenza dei temi (tasse, imprese, pensioni) più che l'interesse di partito. "Non ho frequentazioni assidue con il Pd ma le avremo". I tempi sono decisamente cambiati.

(Unioneonline/D)
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