L'appoggio "incondizionato" della Lega al premier incaricato Mario Draghi non cambia di una virgola la posizione del Pd.

"Una novità", riconosce Zingaretti, "Salvini ha dato ragione al Pd, non ci siamo scostati noi. Tutti possono riconoscere che l'idea di risolvere i problemi distruggendo l'Europa era fallimentare, ora si apre una fase nuova, vedo scricchiolare il progetto politico per cui il nuovo era un attacco alle democrazie occidentali e la morte dell'Europa".

"Con Draghi con le nostre idee e i nostri valori", precisa il segretario dei dem. "Il tema è che non è detto che a un aumento dei numeri corrisponda maggiore forza e stabilità del governo. Il problema è di credibilità e stabilità dell'operazione politica. Bisognerà vedere se è un'operazione che dà un segnale di svolta perché in Parlamento discute e vota. Noi ci fidiamo del professor Draghi: è lui che deve fare questa valutazione"

Su Conte: "Sono convinto e orgoglioso di aver lavorato fino alla fine perché l'esperienza del governo Conte andasse avanti. Quel patrimonio ora risulta utilissimo per concludere la legislatura e dare a Draghi una base di solidarietà programmatica che penso sia un elemento di forza".

Zingaretti rivendica il lavoro fatto in questi anni da segretario: "Nel 2018 eravamo la forza politica al tramonto e più marginale nel bipolarismo Lega-M5S, oggi siamo punto di riferimento nella costruzione di questa operazione di governo a cui collaboriamo".

Per il capogruppo al Senato Andrea Marcucci il sostegno della Lega a Draghi "non cambia la posizione del Pd", anche perché "se la Lega cambia idea e diventa più europeista e meno sovranista è un bene per tutti".

L'ipotesi di un semplice appoggio esterno dei dem è "infondata", perché "la posizione di un partito serio non è condizionata dalla presenza di altri, non abbiamo messo e non metteremo veti".

(Unioneonline/L)
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