Aspettando questa proclamazione ufficiale che tarda troppo, i consiglieri regionali si aggirano per le vie del centro, intorno al Palazzo, nei caffè, a leggere i giornali e ringraziare gli elettori. "È stata una campagna dura, va bene un po' di riposo, ma non vedo l'ora di ricominciare", dice Piero Comandini, 57 anni, del Pd, rieletto nell'Assemblea di via Roma e in queste ore dato per (molto) probabile candidato sindaco di Cagliari del centrosinistra.

Quanti voti ha preso?

"Oltre 5.200, un migliaio in più di cinque anni fa. Sono stato il più votato in città, di tutti i partiti, e il più votato del centrosinistra in Sardegna".

Quindi è pronto: per fare il consigliere regionale o il sindaco?

"Per adesso sono pronto a fare il consigliere regionale".

Suvvia, dica qualcosa.

"Se ne sta discutendo. Ora più che cercare un nome bisogna mettere insieme una squadra forte, con un progetto politico chiaro. Se puntiamo tutto su una persona perdiamo. La sinistra deve scommettere sulle idee, sui valori, deve avere un orizzonte. Comunque, dovremmo decidere con le primarie".

Le piacerebbe?

"Quando si fa politica con passione, il sindaco è il ruolo più bello al quale aspirare".

Il vento tira a favore del centrodestra.

"Il centrodestra ora è forte, ma fa una politica mordi e fuggi, raccoglie voti perché dice quello che la gente vuole sentirsi dire. Populismo spinto. Noi abbiamo una visione ampia, che guarda alle nuove generazioni. Il centrodestra basa tutto sui leader, Berlusconi prima, Salvini adesso. Noi siamo una comunità, e nessuno avrebbe mai pensato che alle Regionali il Pd uscisse dalle urne primo partito nell'Isola. E nessuno avrebbe mai detto che sette giorni dopo 1.800.000 persone facessero la fila per scegliere il segretario nazionale. Significa che abbiamo ancora tanto da dire e da fare".

Che regione lascia la Giunta Pigliaru?

"I nostri studenti universitari sono gli unici in Italia che se hanno titolo possono avere tutti la borsa di studio; abbiamo fatto il più grosso investimento nella sicurezza delle scuole; abbiamo un welfare solido; abbiamo fatto una grande riforma del lavoro, con politiche attive e inclusive per i giovani e per gli over 50. Siamo riusciti a stabilizzare molti dipendenti pubblici precari da decenni".

Parliamo di sanità.

"Una riforma era necessaria. L'obiettivo era garantire migliori prestazioni ai cittadini, uguali per tutti, nei grandi e nei piccoli centri. Questo purtroppo non è stato percepito, ci sono stati difetti di comunicazione, e forse prima di partire con la Asl unica avremmo dovuto rafforzare i servizi territoriali".

Difende la scelta della Asl unica?

"Sì. Sa su cosa abbiamo toppato? Sulle liste d'attesa. La gente mi chiede: ma perché per fare una Tac devo aspettare un anno e mezzo? È questo il vero problema, non la Asl unica".

Zedda che città lascia?

"Migliore, in termini di turismo, di qualità della vita, di immagine culturale e sociale, ben messa economicamente".

Scusi, i negozi chiudono.

"C'è una crisi del settore, che non dipende dal sindaco. Ma il commercio può rinascere, ci sono negozi che chiudono e altri, specializzati e di qualità, che aprono. Certo, bisogna ridurre tasse e burocrazia".

L'Anfiteatro è chiuso da anni.

"In effetti, da troppi. Io lo riaprirei come polo archeologico e storico".

Niente spettacoli?

"Ci sono altri spazi adatti, la Fiera, ad esempio. E molti altri nell'area metropolitana".

Cosa pensa delle dimissioni di Zedda?

"Hanno creato una crepa, accelerato troppo le Comunali. Il rischio di lasciare la città al centrodestra andava ponderato meglio".

Cosa avrebbe dovuto fare?

"Continuare a fare il sindaco fino al 2021".

Vuole fare il leader del centrosinistra in Consiglio regionale.

"In questo momento bisogna ricreare un progetto che aggreghi il centrosinistra. Aver perso pezzi importanti, come Autodeterminatzione e Partito dei Sardi, è stato un errore da recuperare al più presto. Capisco che otto anni da sindaco ti pongano su un piedistallo, ma ora servono persone generose, che mettano da parte le loro ambizioni. Non leader, ma manovali che aiutino nella ricostruzione".

Lei c'era a Fordongianus?

"No, giocavo a pallone con mio figlio".

Ha sentito che Zedda ha chiamato gli avversari "sardo fascisti"?

"La politica deve tornare a essere gentile, anche nei modi, nel comportamento e nel linguaggio".

Cristina Cossu

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