Il caso Bari continua a restare al centro della polemica politica.

Al centro del polverone Antonio Decaro, il sindaco del capoluogo pugliese, dove il Viminale ha inviato una “commissione di accesso” per valutare eventuali infiltrazioni mafiose all'interno dell'amministrazione.

Una vicenda intricata. Decaro, infatti, dopo aver appreso dell’ispezione, aveva convocato una conferenza stampa, per mettere in chiaro la «correttezza» dell’operato suo e della sua giunta e per fugare ogni possibile ombra. Quindi è stata organizzata una partecipatissima manifestazione, indetta da Cgil e Pd, per esprimere vicinanza e solidarietà al sindaco

Dopo, però, ad agitare ulteriormente le acque, sono arrivate le parole del governatore pugliese Michele Emiliano, che ha raccontato che anni fa, quando Decaro era suo assessore, l’aveva portato «dalla sorella di un boss». 

Tanto è bastato per fare insorgere il centrodestra e in particolare la Lega, che con il vicesegretario Andrea Crippa ha tuonato: «Il Viminale proceda quanto prima con lo scioglimento del comune di Bari. Dopo l'autodenuncia di Emiliano è impossibile e intollerabile continuare ad avere in carica un presidente di Regione e un sindaco del capoluogo che si affidano alla sorella di un boss per portare avanti l'attività sul territorio».

Dopo l’uscita di Emiliano, lo stesso Decaro si è affrettato a smentire il racconto. Poi, però, è spuntata una foto del sindaco con due donne, parenti di un boss. Così a polemica si è aggiunta polemica e ora è arrivata una nuova presa di posizione del sindaco barese, che in una diretta Facebook ha spiegato: «Stamattina mi sono svegliato e ho trovato la mia faccia su alcuni giornali nazionali accostati al termine mafia, mi sono chiesto chi fossero le due donne nella foto e ho contattato le persone con cui ho lavorato sull'antimafia sociale e sul contrasto alla criminalità organizzata».

Ancora, ha proseguito Decaro: «L'ex comandante dei carabinieri di Bari Vecchia e poi l'ex dirigente della polizia di Stato e abbiamo avuto difficoltà a capire chi fossero. Ho chiamato quindi parroco della cattedrale e abbiamo capito che sono due parenti del boss Capriati, ma non hanno nulla a che fare con il resto della famiglia».

«A me - ha aggiunto Decaro - è dispiaciuto finire in una foto dove vengo accostato alla mafia ma immagino anche la difficoltà di queste persone che non c'entrano nulla. Don Franco (il parroco della cattedrale, ndr) mi ha detto che una signora ha sposato un uomo con il quale gestisce un negozio, la figlia della signora invece ha sposato uno scrittore e insieme frequentano la parrocchia. A me dispiace ma io ho le spalle larghe, queste due persone non c'entrano nulla. Non vedo perché si debbano ritrovare in una foto solo perché hanno chiesto al sindaco di fare una foto davanti a loro negozio, come mi capita ogni giorno decide di volte».

(Unioneonline/l.f.)

© Riproduzione riservata