Autonomia: campagna dei Riformatori per attualizzare lo Statuto speciale
In un secondo momento potrebbero anche promuovere una petizione popolare«Si parla tanto di autonomia differenziata ma ci si occupa poco o nulla di ciò che riguarda maggiormente la Sardegna. Ovvero, il destino dell’autonomia dell’Isola nel nuovo assetto del regionalismo italiano che vedrà un sostanziale depotenziamento delle regioni a Statuto speciale». Partono da questo presupposto i Riformatori sardi, che oggi hanno illustrato una mozione che impegna la presidente della Regione e la Giunta a lavorare sul fronte delle norme di attuazione dello Statuto speciale, in particolare con riferimento al tema della continuità aerea e marittima con l’obiettivo di risolvere in modo strutturale il problema dell’accessibilità alla Sardegna.
In generale, fanno notare il capogruppo in Consiglio regionale Umberto Ticca e l’ex consigliere Michele Cossa, «lo Statuto sardo, pur garantendo un’ampia autonomia, non ha prodotto i risultati sperati e la Sardegna non riesce a uscire dalla condizione di Regione in ritardo di sviluppo». Il vero problema, sostengono, è che mentre altre regioni come il Trentino, in oltre 75 anni hanno ottenuto quasi 200 norme di attuazione, la Sardegna ne ha viste approvate solo 32 (8 negli ultimi vent’anni).
Secondo Ticca «questa è una fase della politica nazionale giusta per fare ciò che non è stato fatto in 76 anni di autonomia. Ora la Sardegna può davvero impegnarsi per colmare tutto il gap esistente rispetto alle altre regioni». Cossa sottolinea che «modificare lo Statuto è complicatissimo, ma esiste lo strumento delle norme di attuazione che il legislatore ha previsto pre adeguare lo Statuto ai tempi attuali. Al Consiglio regionale chiediamo di approvare linee da dare alla Giunta per avviare col Governo un confronto anche duro sui temi di maggiore importanza».
In un secondo momento, i Riformatori potrebbero anche promuovere una petizione popolare il cui assetto organizzativo sarà affidato allo stesso Cossa.
Nel video, le parole di Umberto Ticca e Michele Cossa.