Landini al bivio: il post del lunedì del 10 novembre 2025
Di Bepi AnzianiL’ultimo grande segretario della Cgil fu Luciano Lama. Un mito per i lavoratori degli anni Settanta, spina nel fianco dei governi, protagonista di epiche battaglie a suon di scioperi e piazze piene. La sua stella, però, si eclissò nel momento in cui decise di buttarsi in politica. Eletto in Parlamento finì per integrarsi nel sistema che aveva sfidato, perdendo quella forza dirompente che lo aveva reso unico.
Oggi Maurizio Landini sembra percorrere una strada simile. È l’oppositore più duro e intransigente del governo Meloni, guida scioperi spesso non condivisi dalle altre sigle sindacali, parla al popolo del lavoro più di quanto riescano a fare i partiti. In un panorama politico dove la sinistra sembra aver smarrito la sua voce, Landini è diventato, di fatto, il punto di riferimento più riconoscibile dell’opposizione sociale.
Ma anche per lui si avvicina il bivio. L’idea di diventare il leader della sinistra, quello capace di unire consenso popolare e credibilità morale, potrebbe solleticarlo. Ma è più probabile che, finito il suo compito di novello Robin Hood, Landini compia semplicemente il passaggio dal megafono delle piazze al microfono del Parlamento.
Perché, soprattutto se vincerà la sinistra, non potrà tornare il paziente leader sindacale visto all’opera quando la Meloni rappresentava l’unica opposizione al Governo Draghi. La curva della sua parabola è ancora da definire. E non dipende solo da lui.
Bepi Anziani