R iusciremo in questo 2020 a lasciarci alle spalle le negatività e le tribolazioni che, da troppi anni ormai, vanno tarpando le ali a questa nostra povera Sardegna? Si potrà contare, finalmente, su di un'inversione di tendenza, con una ripresa dell'economia, dalle produzioni all'occupazione, ed un progressivo ritorno ad un diffuso e generale benessere?

Si tratta di interrogativi, certamente, ma che contengono, implicitamente, degli evidenti auspici. Perché ci si augura fortemente che questi Anni Venti del XXI secolo possano essere per noi sardi, finalmente, quelli della ripresa e della definitiva rinascita. Certo, non sarà facile, anche perché le condizioni esterne, del Paese e dell'intera Europa in evidente fase di debolezza, non ci aiutano, ed in più quelle interne, per evidenti fragilità ed inconsistenze, non paiono capaci e disponibili a sostenere la ripresa.

Tra l'altro tutti i campi dell'economia vanno subendo ormai delle profonde evoluzioni, interessati come sono, da una trentina d'anni a questa parte, da un ininterrotto carosello d'innovazioni. Che hanno del tutto stravolto il classico format delle imprese d'ogni settore, dal primario al terziario, portando avanti valori e competenze un tempo ritenuti secondari.

Ora, per far sì che questi preoccupanti scenari non impediscano l'augurabile risveglio dell'economia isolana, occorrerebbe porre l'innovazione, le iniziative valide per la sua ricerca e adozione, al centro di un rinnovato sistema pubblico di promozione e di sostegno.

P erché si dovrà essere ben convinti che senza un diffuso consenso (politico, sociale, tecnologico) ad un'economia dell'innovazione - nelle imprese, nei processi, nei prodotti e nei mercati - per la Sardegna non ci potrà essere un futuro.

Bisognerebbe iniziare - questa potrebbe essere la prima ricetta - con il valorizzare e il sostenere quegli esempi che già da ora ne segnano la valenza. Perché se in questa terra rimasta lungamente legata al pesante retaggio de “s'abbarrai a su connottu”, è stata individuata e premiata, da prestigiosi organi internazionali, l'imprenditrice più innovativa d'Italia, quella prospettiva può divenire realtà. Perché Daniela Ducato da Guspini (è lei la titolare di quest'indicazione) può e deve essere individuata come l'archetipo di quel rinnovamento che ha determinato, grazie alle sue innovative creazioni green (edilana, edilatte, editerra, edisughero, ecc.), la sconfitta di quella cultura arcaica che aveva visto, nel nuovo e nel diverso, una minaccia ed un pericolo.

C'è dunque una Sardegna nascosta, tutta da scoprire, da valorizzare e da indicare come esempio. Che ha inteso liberarsi dai vincoli passati per percorrere e ricercare nuove strade e nuovi prodotti attraverso più fertili ed appaganti intraprese. C'è infatti anche una Sardegna delle start-up che nascono e muoiono spesso nell'indifferenza generale (come si è letto), perché si rimane sempre attenti e disponibili, nel palazzo, a sostenere, magari, unu festinu od unu combiru fra amici e sodali, anziché delle attività innovative e competitive. Certo, le nostre start-up vincenti sono ancora troppo poche, purtroppo, ma testimoniano, con il loro impegno indirizzato verso il nuovo e il diverso, che anche in quest'isola si possono realizzare, con creatività ed impegno, delle valide attività innovative.

Tra l'altro, proprio la strada indicata dalla Ducato, propone un possibile modello di sviluppo per riportare la Sardegna fuori dalle difficoltà e dal declino. Che è poi quello che oggi va sotto il nome di “economia circolare”, e che altro non è che un sistema economico che si propone di riutilizzare e di valorizzare i materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi ed i residui delle trasformazioni. Molti casi li abbiamo qui davanti ai nostri occhi, tanto da indicare una possibile agenda di passi da compiere. Tenendo presente, ad esempio, come i fanghi rossi della metallurgia dell'alluminio, il siero delle attività casearie e le alghe marine, fra i tanti residui, siano in grado di consentire dei riutilizzi economicamente profittevoli ed ambientalmente assai utili.

Certo, occorrerebbe un impegno pubblico conseguente, per cui si vorrebbe che l'attuale Giunta ponesse attenzione e, soprattutto, promuovesse con validi sostegni iniziative innovative in quell'economia circolare che potrebbero riportare la Sardegna sulla via della crescita e dello sviluppo.

PAOLO FADDA

STORICO E SCRITTORE
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