Q uel che sta avvenendo in Sardegna da tre o quattro legislature regionali a questa parte, appare come una chiara smentita a quell'arcinoto aforisma attribuito a Giulio Andreotti che recita “il potere logora chi non ce l'ha”. Infatti, ad ogni tornata elettorale si è registrata un'alternanza nel governo della Regione, dimostrando che le compagini al governo siano risultate logorate proprio dall'utilizzo del potere.

Le ragioni? Si potrebbe dire, con estrema semplicità, che proprio l'essere maggioranza (cioè d'avere in mano il potere di governare l'isola) abbia provocato più delusioni che soddisfazioni, più pentimenti che gratificazioni. Nel senso che alle promesse fatte ed alle attese suscitate nel momento elettorale non abbia corrisposto la capacità di impedire che la Sardegna ponesse fine al suo declino.

Così le stagioni legislative, suppergiù da vent'anni in qua, si sono alternate come quelle climatiche, in discontinuità tra un potere di centrosinistra e uno di centrodestra. Capiterà anche stavolta? Non ci saranno più, come in passato, due o più quinquenni in continuità nella guida politica? Si continuerà ad assistere ad un ricorrente e frenetico spoil system di leggi, norme, centri di potere, per cui prevarrà la discontinuità più assoluta, con un susseguirsi di scelte e controscelte fra il centrodestra ed il centrosinistra, in un continuo disinteresse nei confronti delle difficoltà della società civile isolana? D'altra parte, se la competizione politica si riduce ad una semplice lotta per il potere (con vantaggi personali, di partito o di clan), i risultati non possono essere che questi. (...)

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