L 'elezione di Andrea Frailis alla Camera è un fatto piccolo e grande, nuovo, con un interessante rumore di fondo che va ascoltato e interpretato. Non è una questione (solo) di crollo dell'affluenza e passo falso dei partiti di governo, c'è ben altro, qualcosa di profondo che va percepito e compreso.

Il primo tono che si sente, batte forte, riguarda la qualità della persona: nessuno può mettere in dubbio le qualità umane, l'integrità e le idee nobili di Frailis, un uomo di sinistra, equilibrato, mai settario, un giornalista serio e non serioso, un uomo che conosce l'amicizia e l'ironia, una figura con una grande e sana passione per la politica. Frailis rappresenterà al meglio la Sardegna, di questi tempi non è un fatto scontato, è più facile che accada il contrario, che arrivi in Parlamento il mediocre.

La seconda vibrazione che si coglie è un legamento della prima: il candidato conta, non ci sono soltanto “nominati” e quest'elezione lo dimostra. Frailis rappresenta la speranza che si possa tornare presto a una legge che restituisce lo scettro all'elettore. Il governo che ama definirsi “del popolo” sia coerente e proceda con la riforma elettorale. Gli italiani devono poter valutare, pesare, chi corre per il seggio. A Cagliari questo è stato possibile per la “prossimità” dei candidati, la corsa ristretta, la sfida breve e intensa.

La terza nota è quella che suona la città di Cagliari, una meraviglia del Mediterraneo, con una storia di grande tradizione e stupefacente innovazione. (...)

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