I dentità. Questa parola quando affiora sulle labbra dei politici segnala un problema: non sanno come definire quello che gli accade intorno e se ne ritagliano una che vuol dire tutto e niente. Improvvisamente, nella campagna per il voto regionale, la parola si è materializzata con la rivolta dei pastori per il prezzo del latte.

Eccola, l'identità, fatta di carne, di sudore, di occhi, di braccia, di labbra, di gambe, di parole, di lingua, di accenti, di toni, di suoni, di uomini, di donne, di ragazzi, di bambini, di famiglie. Da decenni non si vedeva un così grande e potente veicolo d'immaginario: il pastore sardo che esce dal suo immenso e stellato silenzio e con un urlo strozzato in gola rivendica la sua presenza nel mondo, nel suo mondo, nella sua terra, la Sardegna.

A una settimana dal voto, questo è l'unico vero fatto politico che abbiamo di fronte, il prodotto reale e non virtuale della nostra contemporaneità. Un'intera isola che diventa quella massa capace di tutto descritta magnificamente da Elias Canetti nel suo capolavoro premiato con il Nobel, “Massa e potere”. In un lampo, abbiamo visto le strade diventare liquide e candide, le piazze riempirsi di sardi solidali e determinati, le aziende chiudere e dire “ci siamo anche noi con voi” sulle pagine dell'Unione Sarda.

Questo sprigionarsi di forze ci proietta nel campo del mito, delle radici, dell'identità. Nella storia moderna e contemporanea pochi fatti possono essere paragonati a questo per la forza d'impatto e la capacità di essere un racconto collettivo. (...)

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