I l governo tra Cinque Stelle e Lega è al momento l'unico possibile, un format senza alternativa perché privo di altre combinazioni da sperimentare a Palazzo Chigi. È il paradosso del “prigioniero libero” in cui sono immersi Di Maio e Salvini, liberi di governare ma prigionieri della necessità creata da un sistema bloccato. Nessuna aggregazione plausibile dei seggi in Parlamento oggi potrebbe condurre a un'altra maggioranza e lo stesso voto anticipato potrebbe sfociare nuovamente in un altro stato di emergenza con alleanze politiche forzate come quella attuale.

Così la maggioranza si dibatte in continue contraddizioni sul piano della politica interna e degli affari esteri. Sulla Tav siamo al paradosso: i leghisti la vogliono, i grillini no. Il dissidio non è composto, dunque si procede nel limbo, con l'impresa Telt che pubblica le gare della parte francese per 2.3 miliardi di euro (dunque l'opera va avanti) e sospende quelle della parte italiana (dunque l'opera sta ferma).

La crisi non è arrivata perché appunto non c'è un'alternativa di governo. Si naviga a vista. Così una frattura di linea politica interna diventa un affare internazionale perché sull'alta velocità sulla tratta Torino-Lione entrano in gioco la Francia e l'Unione europea, cioè la seconda economia dell'Europa e il forum di cooperazione internazionale di cui siamo paese fondatore.

Lo stesso schema si sta replicando su un altro dossier della politica globale: il nostro rapporto con l'Oriente. Russia e Cina oggi sono due paesi con cui abbiamo relazioni strette. Troppo. (...)

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