È dalla fine della Prima Repubblica che la politica italiana vive in una bolla, le classi dirigenti sono preda di un sonnambulismo periodico, alternano brevi stati di veglia a un sonno profondo, una dimensione onirica in cui tutto è possibile. Hanno gli occhi aperti, ma sognano. Accade regolarmente a ogni turno elettorale, lo stato di sospensione in aria va avanti per un certo periodo poi, improvvisamente, la realtà “buca” la bolla, si sente uno scoppio fragoroso e si torna tutti sulla terra.

In questo scenario c'è l'Italia, ci siamo noi, c'è la Sardegna che si prepara a votare. Si discute di metanizzazione, di energia, di infrastrutture, investimenti e si sta replicando - purtroppo - un copione che si recita anche a Roma (vedere alla voce alta velocità, energia, reti, grandi opere) nel governo, uno spettacolo di sonnambulismo acuto, non si rendono conto di quanto sta accadendo là fuori.

In poche ore, l'ennesima bolla in cui è immersa la politica è scoppiata. La Germania, paese chiave della crescita europea, ha ridotto all'1 per cento le stime del Prodotto interno lordo (era a +1.8 in ottobre), l'Istat ha certificato l'avvio di un periodo di recessione (Pil a -0.2 per cento, da due trimestri in negativo), l'indice Pmi della manifattura è in rosso (sotto quota 50, a 47.8, segno di contrazione), Bankitalia e Confindustria vedono un 2019 con una crescita dimezzata rispetto alle stime del governo, da +1 a +0.6 e anche meno. (...)

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