I l governo della Regione ancora non c'è, ma non è questo il vero punto che deve preoccupare gli uomini e le donne di buona volontà dell'isola. La domanda sul taccuino del vostro cronista è un'altra: c'è un'idea di Sardegna? Questo è il punto di partenza di qualsiasi governo, non contano il colore politico, la destra, la sinistra, il centro, il sopra, il sotto. Quello che pesa, che fa la differenza tra l'oggi e il domani è l'idea di Sardegna e le decisioni da prendere per realizzarla.

Il primo dato dal quale partire è geografico e nello stesso tempo metafisico: la Sardegna è uno spazio aperto, al centro del Mar Mediterraneo; la Sardegna è una condizione dello spirito, è un punto di sbarco e partenza sulle rotte del Mare Nostrum. La dimensione dunque non è quella di un monolite statico, ma di un moto permanente. In questo dinamismo c'è una delle condizioni essenziali per scrivere la nostra idea: l'andare, il venire, il restare. Tutti i sardi sono viaggiatori - non turisti - perché sono immersi in una dimensione di continua “esplorazione” della propria singolarità. Non c'è bisogno di spostarsi, il nostro viaggio comincia fin dalla nascita, con la scoperta della diversità dell'isola.

La Sardegna in Italia ha un punto di vista unico. Anche la Sicilia è una grande isola, ma dallo Stretto di Messina ai siciliani si apre una visione che la Sardegna non ha: “vedono” un'altra terra, la penisola italiana. Questa differenza geografica, questa dilatazione dell'orizzonte dei sardi, sono stati per decenni un limite (un finito che è il paradosso dell'infinito) e un'occasione di ribellione creativa. (...)

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