L a Storia presenta sempre delle scelte ai suoi protagonisti. C'è un mazzo di carte, se ne sceglie una e si vede che gioco fanno gli altri. Si suppone che la scelta sia ponderata e i protagonisti (volontari e involontari) pensano di stare al tavolo seguendo una logica. Spesso non è così e arrivano quelle che si chiamano conseguenze inattese. Chi ha un po' di confidenza con i libri di storia sa che siamo immersi in un periodo ad altissima densità e rischio, ha la sensazione netta che stia per accadere qualcosa.

Sul mio tavolo c'è un libro di Ian Kershaw intitolato “Scelte fatali”, un volume sulle mosse che i capi di Stato fecero tra il 1940 e il 1941, gli atti che poi condussero al conflitto totale. Come ricorda Kershaw “quella guerra - la più orribile della storia - ha assunto in gran parte il suo aspetto da un certo numero di decisioni fatali prese dai capi delle maggiori potenze mondiali nel giro di soli diciannove mesi, tra il maggio 1940 e il dicembre del 1941”.

Bisogna saper scegliere bene prima, perché il dopo sarà infine già scritto. Lo scenario politico europeo è in una situazione in cui c'è chi sta sbagliando prima e pretende di spiegare il dopo anche quando i suoi errori sono evidenti. Il caso inglese e quello italiano stanno andando esattamente nella direzione delle decisioni fatali. E le colpe sono ben distribuite e non univoche come pretendono di fare quelli che scrivono la storia prima che questa sia compiuta. Ci sarà tempo e modo per valutare la loro opera, alla fine la Storia non mente. (...)

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