La grande visione dei Vandali
Maria Antonietta MongiuG li incendi fumigano frequenti, le rovine seguono le rovine, la città si avvolge come un manto lacero di macerie, si allontana dal mare che non è più la sua gloria e la sua forza, si ritrae lungo lo stagno nel recesso dove molti secoli innanzi aveva avuto la sua origine modesta».
Non è Agostino che narra l'assedio di Ippona, attuale Annaba in Algeria, conquistata dai Vandali nel 431, anno successivo alla sua morte. Non è Idazio, religioso galiziano, che nelle “Cronache” costruisce con la narrazione dei saccheggi vandali in Spagna, a cui assistette nel 427, il palinsesto di ogni catastrofe. Una sceneggiatura che ricalca l'Apocalisse di Giovanni che si andava diffondendo, nell'occidente cristiano, in diverse varianti.
La città è Cagliari e il racconto della sua riduzione in macerie fino a sparire, per mano dei Vandali, è di Antonio Taramelli. Sorprende perché è di un innovatore dell'archeologia sarda nei contenuti e nelle cronologie. Irriducibile nella tutela ove si pensi allo scavo nel 1908, nel colle di Tuvixeddu, del Predio Ibba che nel tempo fu sacrificato, con le sue tombe a camera, alla Cementeria. Oggi è quel vuoto chiamato “Catino”.
Senatore del regno e Accademico dei Lincei, nel 1936 firma il celebrativo “Roma ricostruttrice in Sardegna” di cui è parte l'inizio di questo pezzo. Non diversamente Dionigi Scano, suo coetaneo, nella “Forma Karalis” trasforma i Vandali in esecutori testamentari della fine del mondo.
L'epoca dei due studiosi è quella del fascismo trionfante che esalta l'azione salvifica di Roma, specie in luoghi creduti primitivi e anticlassici, come fu a lungo la Sardegna per il romanocentrismo imperante. Entrambi, intestando la catastrofe della fine dell'impero romano ai Barbari che ne avrebbero scardinato i fondamenti, condividevano i paradigmi storiografici del fascismo. Non a caso nel 1938 Doro Levi, gigante dell'archeologia e loro collega, fu cacciato da Cagliari dalle Leggi razziali, nel silenzio dell'establishment.
Approcci meno ideologici e disconoscitivi raccontano che l'atomizzazione dell'impero, la Sardegna vandala dal 456 al 534, e Cagliari in particolare sono state altro da un'apocalisse senza speranza. Si registrano rinnovamento dei luoghi; scriptoria tra cui quello fondato da Fulgenzio da Ruspe a S. Saturnino; Ilario e Simmaco, unici Papi originari dell'isola. Auguriamoci di averne oggi di Vandali con tale apertura.