16 aprile 2019 alle 02:00aggiornato il 10 marzo 2020 alle 16:59
I veri custodi della civitas
Maria Antonietta MongiuU no sguardo a Bibbia, Epopea di Gilgamesh, Iliade, Odissea per capire che ogni incipit nomina i luoghi prima degli umani perché persino gli animali sono più significanti. La Genesi non inizia forse come concentrato di fondazioni, loro declinazioni e denominazioni? L'uomo è ultimo. Nominare e fondare luoghi è funzione divina nei pilastri della cultura umana, dove ogni primato umano sparisce. Altro dall'attuale antropocrazia. L'ecista venne dopo, archetipo del transumante. Il suo piede, spostandosi, traccia il percorso; segna confini e appartenenze. Dà il nome al suo passaggio per rimettere in scena il mito dell'eterno ritorno. Ma il suo abitare l'altrove era un mandato collettivo mediato, totalmente, dalla dimensione del sacro. L'ecista è l'umano che si fa divino ma anche il dio che si fa uomo, mischiandosi alla terra per rifondarla. Quanto potenti e oltre il fugace presente erano le regole che governavano i luoghi, ascritte tutte alla categoria del sovrannaturale. Non si poteva fare a meno di ritualità e di nomi referenti destini e stratificazioni. La Sardegna ne ha un esemplare campionario. Ma stando a ieri, mirabili la precisione e il pudore delle definizioni dei nostri vecchi quando dicevano il nome di ogni frammento di campagna. Mai una parte per il tutto come se ogni zolla avesse una sua carta di identità. Che interiorità nel rapporto con la terra di cui ci si è sbarazzati in fretta. Millenari toponimi da recuperare prima della scomparsa degli ultimi depositari perché quella sapienza è del mondo. Anche i mille nomi registrabili a Cagliari retrodatano le profondità del tempo e illuminano il senso di scelte recenti, non casuali. C' è ad esempio un “luogo alto” dedicato a San Michele identificato con un castello. Ma è molto di più. Tra Santa Gilla, Campidano, Monte Claro, con stratificazioni fin dal Neolitico, fu scelto da lungimiranti amministratori come fulcro della sanità pubblica. Come nel resto d'Europa anche qui l'arcangelo Michele, custos civitatis - difensore della comunità, lotta con una spada contro un drago: il male. Che straordinarie densità simbolica e coincidenze per un luogo in cui centinaia di operatori sanitari svolgono la funzione di custodes civitatis contro il “male” che rende vulnerabili. Ma come per tutti i luoghi significativi, il “custode” della sanità deve essere rifondato. Per la civitas cagliaritana ma soprattutto per quella sarda.
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