L a batosta nelle urne dell'Umbria era già prevista da giorni, in tutti i sondaggi riservati, ma è stata ugualmente terrificante per la maggioranza. La prima prova del governo giallorosso e della sua nuova alleanza si è chiusa con una sconfitta, venti punti di distacco. Palla al centro.

Va detto, a onor del vero, che la disfatta non si è consumata domenica, in una sola giornata elettorale. La vittoria di Matteo Salvini è figlia di una impressionante campagna stile caterpillar sul territorio, comune per comune, piazza per piazza. Ma è anche frutto di cinque anni di battaglie preparatorie che hanno preceduto questo voto. Il vecchio Pd umbro era malato. Scandali, deriva clientelistica, distacco dalla società, fino alla ciliegina sulla torta: la catastrofe dei concorsi aggiustati - quelli per i disabili! - con le intercettazioni in cui i politici locali discutevano di tracce e di posti da lottizzare. Tuttavia il vecchio centrosinistra aveva iniziato a suicidarsi ancora prima, quando nel corso di una sola legislatura, tutte le città importanti della regione avevano iniziato a cadere come birilli, ad una ad una, in mano al centrodestra. Il modello amministrativo appenninico del Pd non esisteva più da anni. La rabbia aveva iniziato a montare, a partire dalla capitale della siderurgia regionale - Terni - un tempo rossissima, oggi tutta verde. Da questo scenario si è avviata la lunga marcia realizzata dalla Lega per riscattarsi della disastrosa sconfitta politica di questa estate. A cui si è aggiunta quella di Giorgia Meloni, che - con i suoi Fratelli d'Italia - sorpassa sia Forza Italia che il M5s. (...)

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