V isto che oggi parlerò di omicidi politici, mi serve l'aiuto di un maestro del giallo. Dice infatti Alfred Hitchcock che filmare una bomba sotto il tavolo significa soltanto filmare un bomba. Ma aggiunge che, se prima di far vedere quella stessa bomba, il regista mostra anche una mano che avvia un timer, e poi inquadra una lancetta dei secondi che batte il tempo, da quel momento ogni minuto di film scandito da quell'orologio - secondo il grande maestro del cinema - diventa un conto alla rovescia nella testa dello spettatore, e dunque un minuto di suspence in più.

N on è dunque un caso che il big bang dei “giallorossi” - intesi nel senso di Pd e M5s - sia precipitato in entrambi i partiti (e proprio nelle stesse ore), terremotando tutti gli equilibri interni precedenti: il timer che ha avviato la suspence, in questo caso, non era stato inserito nella trama dalla mano di un regista in cerca di effetti emozionali, ma era stato avviato dalla stessa nascita del governo di Mario Draghi.

L'equivalente della bomba, in questo caso, per i due partiti alleati è stato l'inserimento nella squadra di governo della Lega di Matteo Salvini. I parlamentari di centrosinistra che garantiscono con i loro voti la maggioranza alla Camera e al Senato, si sono ritrovati a sostenere l'ingresso al governo del loro peggior avversario, evento che ovviamente ha scosso gli elettori, prima ancora che gli eletti. E così il Carroccio ha avuto, grazie a questa mossa, l'effetto di un detonatore per esplosivo: ha messo a rischio l'alleanza Pd - Cinque stelle, ha disarcionato il suo leader designato (Giuseppe Conte), ha fatto partire l'insurrezione della minoranza del Pd contro la linea di Zingaretti. Ha prodotto la scissione dentro il M5s. Qualcuno tra i commentatori sostiene che la mossa di Matteo Renzi, che togliendo la fiducia al governo Conte ha avviato questa crisi, sia stata geniale. È così solo se il metro di giudizio adottato è quello di chi sogna una vittoria di Salvini. Perché il primo effetto di questa deflagrazione è stato quello di scompaginare una coalizione che governava avendo una maggioranza in Parlamento, e il bipolarismo che si era faticosamente creato tra giallorossi e sovranisti. Ma se invece siete anche voi - come chi scrive - convinti che in una democrazia sana, l'obiettivo condiviso debba essere una alternativa chiara e onesta (per gli elettori), tra il centrodestra e il centrosinistra, il criterio di valutazione cambia: e il risultato può essere molto buono o molto catttivo. Mi spiego: se dopo l'esplosione della bomba il risultato finale sarà la rottura definitiva del bipolarismo, che per ora è stato l'effetto collaterale del governo Draghi, allora sarà un guaio. Un grande centro in cui governano tutti e in cui nessuno si prende le responsabilità (perché c'è sempre un tecnico di turno su cui scaricarle) a mio parere non sarà un buon servizio al Paese.

Tuttavia se invece, placato il polverone, ci saranno meno contraddizioni nei partiti, l'effetto sarà positivo: sia a destra che a sinistra. A destra perché il duello fra Giorgia Meloni e Matteo Salvini affiderà ancora una volta alle urne (quindi ai cittadini) la scelta tra due leadership molto forti, e con due progetti diversi. E a sinistra perché la reazione degli anticorpi alle crisi febbrili permetterà a entrambi i partiti di guarire dai virus che minavano la loro salute.

Nel M5s, la scissione di giovedì, con la divisione del movimento grillino in due formazioni - una più radicale e protestataria, ed una più riformista - potrebbe diventare persino un vantaggio per quegli elettori che vogliono scegliere una cosa o l'altra, e convinti che due spinte contrapposte non possano più convivere. E dentro il Pd l'elettrochoc praticato da Nicola Zingaretti, potrebbe essere una cura drastica e feroce per il male atavico di quel partito: il correntismo. Tutti gli ultimi leader del Pd si sono dimessi apparentemente per una sconfitta elettorale, ma in realtà perché erano logorati. Zingaretti ha fatto invece una mossa del cavallo: malgrado avesse vinto sia le europee che le amministrative, ha deciso di dimettersi con un j'accuse senza precedenti prima di farsi logorare: «Io mi vergogno». Dopo questo schiaffo, adesso, nell'assemblea del 14 marzo potrà accadere di tutto, e vincere chiunque. Ma di sicuro sarà sconfitta l'ipocrisia di facciata che nel Pd, fino ad oggi, ha fatto danni enormi. A tutti i contendenti.

LUCA TELESE
© Riproduzione riservata