V oglio dare i numeri: su “quota cento” ci sono mille polemiche, gli italiani hanno cento dubbi, e tutti rischiano di capirne zero. Sull'Unione Sarda - invece - questa volta ho la possibilità di fare un po' di chiarezza a proposito delle pensioni che verranno, e provo a spiegare perché.

Riassunto delle puntate precedenti. È stata una intervista del presidente dell'Inps Tito Boeri, l'altro giorno, a riaccendere la polemica su una delle due riforme più attese, e a sparare ad alzo zero sul governo con questo grido di allarme lanciato in una intervista a Il Corriere della Sera: «I conti della riforma - attacca Boeri - sono sbagliati!». Ironia della sorte. Quando ho letto le parole del presidente dell'Inps, ieri, di primissima mattina, mi ritrovavo in uno studio della Rai, ad Agorà, e avevo seduto al mio fianco proprio Claudio Durigon, ovvero il sottosegretario con delega alle pensioni. Un colpo di fortuna: come se, dovendo commentare Roma-Juve, il giorno dopo la partita mi fossi ritrovato vicino Eusebio Di Francesco. Durigon ha un faccione rotondo, sorridente e apparentemente imperturbabile. Gli chiedo cosa ci sia di vero in quella intervista e mi risponde, quasi serafico: «Tutte balle». Allora per un attimo divertitevi anche voi: regalo ai lettori dell'Unione il dialogo a distanza che ho potuto ricostruire tra queste due voci, mettendo a raffronto le opinioni di due uomini che parlano lingue diverse. Boeri dice: «Il governo ha messo a bilancio la stessa quota di copertura sia per il primo che per il secondo anno della riforma. È un errore, il costo inevitabilmente crescerà». (...)

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